Al Lugano non basta un ottimo secondo tempo: il debutto europeo è amaro

scritto da Claudio Paronitti

Al debutto europeo a distanza di quindici anni dall’ultima volta, il Lugano va sotto di due reti, accorcia su un autogol e, alla fine, esce sconfitto dal “Turner Stadium” con il minimo degli scarti. Un 2-1 che lascia un po’ di amaro in bocca ai bianconeri, autori di un secondo tempo autoritario, che ha fatto seguito a un inizio un po’ timido

L’enorme emozione e la non abitudine a giocare a certi livelli ha fatto la sua parte nell’approccio alla gara dei bianconeri. Non è un caso se dopo nemmeno due minuti, alla prima vera azione dell’incontro, l’Hapoel Beer Sheva si porta in vantaggio. A seguito di un lungo cross dalla sinistra la palla arriva dalla parte opposta sui piedi di Melikson, il quale passa la sfera tra Mihajlovic e Mariani per l’accorrente Einbinder, che in diagonale fulmina con un preciso destro Da Costa prima dell’intervento in scivolata di Golemic. Primi istanti di gioco da incubo per la formazione bianconera, che cerca di riprendersi facendo il proprio gioco e mostrando le proprie qualità. Tra il 9′ e il 10′ vi sono infatti due folate offensive dei ticinesi. La prima è ad opera di Crnigoj, che scatta come un razzo sulla destra, vede Gerndt dentro l’area di rigore, ma il suo cross sembra più un tiro che un assist e l’azione svanisce. Sessanta secondi più tardi è il turno di Mariani, il quale si trova sui venticinque metri e fa partire un missile dei suoi. Il portiere respinge il tiro con un po’ di difficoltà. Il minuto successivo potrebbe far sprofondare le speranze sottocenerine e, come conseguenza, esaltare ancora di più il popolo israeliano. Un errore, non il primo, di Mihajlovic in fase di copertura permette a Elo di crossare sul… braccio di Golemic. Rigore ineccepibile. Sul dischetto si presenta Pekhart che guarda Da Costa fino all’ultimo. L’estremo difensore svizzero-portoghese non si muove sino al tiro e fa bene, perché si distende sulla sua sinistra e respinge a lato. Il portiere bianconero è ancora protagonista al 19′ quando esce per contrastare Einbinder, che si trovava solo soletto al centro dell’area dimenticato da tutti i difensori. Il Lugano, nonostante qualche svarione nel reparto arretrato e l’ambiente caldissimo e infernale del “Turner Stadium”, non si disunisce e la prova è un altro tiro di Mariani dal limite. Stavolta, la palla va a lambire le stelle. È poi il turno dei padroni di casa, che si vedono annullare un gol di Pekhart per un fuorigioco dello stesso numero 99. Poco prima della mezz’ora si rifà viva la squadra di Tami con Gerndt. Appena entrato nei sedici metri, lo svedese fa partire un sinistro che Haimov para con qualche difficoltà. La propensione offensiva del Beer Sheva si nota con Radi, il quale si rende insidioso dal limite. Il suo tiro viene deviato in calcio d’angolo. È questa l’ultima emozione di un primo parziale che vede gli israeliani in vantaggio per via del punto in apertura di Einbinder.

Nei primi quindici minuti della ripresa l’inerzia della partita sembra cambiare. I cambi effettuati da Tami, con gli ingressi di Bottani e Yao per Crnigoj e Rouiller, danno quella spinta costante ai compagni che è venuta un po’ a mancare nel corso della prima parte di gara. Il modulo cambia di conseguenza, passando dal classico 3-5-2 a un più ordinato 4-2-3-1 con Gerndt ad agire da punta centrale. È proprio del nordico la prima palla buona del secondo tempo. Il suo colpo di testa su cross di Bottani è però debole e facile preda per Haimov. Bottani, entrato al pari di Yao con il piglio giusto nel confronto, si procura poi un calcio di punizione da posizione invitante. Lo specialista Mariani si incarica della battuta, che è tutto fuorché da ricordare, tanto è alta la conclusione. La frittata, che sembra chiudere di fatto il match, la compie Golemic, ingenuo una volta di più a concedere un penalty ai padroni di casa. Il centrale serbo appoggia nettamente una mano sulla spalla del capitano Melikson. L’arbitro francese Chapron non ha dubbi e fischia il secondo tiri dagli undici metri, su cui si presenta Tzedek che calcia centrale. Da Costa, tuffatosi sulla sua destra, non riesce a compiere il secondo miracolo di serata. Lo sconforto, tra campo e panchina, è grande. Ma, il calcio è bello perché imprevedibile. Non passano infatti che la miseria di otto minuti e il Lugano risorge. Merito di un’autorete degli israeliani, che proprio con il marcatore del rigore Tzedek manda in fondo al sacco un cross alquanto innocuo di Bottani, che ha ricevuto palla in area da Gerndt. Bianconeri vivi e vegeti. Il gol, giunto un po’ casualmente, ridà quella speranza svanita con il punto del raddoppio. In questa ripresa, i Campioni di Israele non ne hanno praticamente più. Fanno fatica, malgrado il gol del raddoppio, ad arrivare fino all’area bianconera. Anche il pubblico, molto caloroso e presente, sembra aver perso quella verve riscontrata dal fischio d’avvio. Il Lugano, in cui Milosavljevic ha preso il posto di Mariani, continua a macinare il suo gioco propositivo cercando prima di tutto il possesso palla, per provare a offendere poi. Le azioni da rete, però, latitano. Il colpo di testa di Bottani (alto sopra la traversa) su cross del neo-entrato centrocampista balcanico a quattro dal termine non si può annoverare tra le occasioni da gol, ma è comunque una buona manovra della truppa luganese, padrona del campo in maniera intelligente. Gli undici di casa non si schiodano praticamente più dalla loro metà campo, difendendo il risultato con tutte le forze rimaste nelle loro gambe. Si arriva così al termine dei tre minuti di recupero concessi dal direttore di gara. Un 2-1 che non rende giustizia a un Lugano intraprendente e voglioso di fare bene anche in campo continentale. Archiviata la sconfitta in terra israeliana, ci si immerge subito nell’atmosfera della Coppa nazionale: domenica pomeriggio, infatti, i bianconeri saranno attesi dal Köniz per i sedicesimi di finale.

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