Il CHalcio è l’orologio della mia vita. CHalcio, è quel che serve per farlo funzionare. Probabilmente non sarò mai capace di scrivere un capolavoro, ma trattandosi di un divertimento posso anche permettermi di scrivere un chi se ne frega ? Alla fine – lo abbiamo dimostrato tutti insieme anche nel 2016 – stiamo prima di tutto diventando insostituibili nelle abitudini di tutti coloro che hanno a che fare con questo mondo.
La squadra di CHalcio.com è cresciuta numericamente al punto che oggi potremmo permetterci di scendere (sul serio) in campo con una nostra divisa ufficiale a sfidare non solo scapoli o ammogliati, ma anche qualsiasi redazione: potremmo anche permetterci una panchina lunga e di ottima qualità! Il punto è però molto differente. Non siamo più a doverci confrontare con coloro ai quali diamo fastidio. Non dobbiamo più confrontarci con l’eterno problema della qualità o della quantità. Dobbiamo ragionare sul serio prendendo in considerazione cosa vogliamo fare.
L’utenza – dalle forme più scortesi a quelle più educate – ha manifestato a più riprese di gradire a prescindere la nostra esistenza. Accuse o complimenti non hanno paternità di fronte all’interesse suscitato da un articolo. Oggi però – come sottolineato con invidiabile lucidità dal nostro Presidente durante la cena natalizia – è più che mai necessario che CHalcio.com possa avere degli obiettivi chiari e precisi.
Sembra facile, ma non lo è affatto: perché più passano i mesi e più ci si rende conto che le aspettative delle società sono molteplici e che gli argomenti da trattare richiederebbero il raddoppio numerico della nostra squadra.
Di questi tempi non capita spesso che qualcosa ti faccia provare un senso di autentica ammirazione per il tuo prossimo. CHalcio riesce a diventare un mezzo perché questo sentimento gradualmente smarrito possa tornare a volare.
Il nostro nemico numero uno è e resterà il tempo. Oggi bolliamo come buono o scarso un calciatore dopo averlo visto giocare mezza partita. La lucidità con la quale ci viene chiesto di analizzare una partita, una squadra o un singolo non può essere credibile. Ma è lo stesso per coloro che si definiscono “osservatori”. Consumiamo più articoli di quanti potremmo permetterci. Consumiamo giudizi su avvenimenti che abbiamo visto a metà o che abbiamo sentito raccontare da altri. Si tirino fuori dal gioco coloro che ritengono di avere realmente i connotati per poter giudicare una squadra di cui hanno seguito almeno due terzi delle partite.
La domanda è una sola: quelli che giudicano una squadra o un giocatore siamo sicuri che conoscano esattamente ciò di cui stanno scrivendo ?
In piena stagione, il programma è di una meraviglia incredibile. La sovrapposizione di avvenimenti ed argomenti ci costringe ad una minuziosa selezione. Quindi, delle due l’una: o ci mettiamo a girare il sabato e la domenica per vedere mezzo tempo di sei o sette partite, ma in questo caso niente pagelle, niente interviste e nessuna analisi critica…oppure ci si prende a cuore una squadra e ci si riserva di approfondire quella e basta. Perché tanto – la lista degli esempi sarebbe lunga e spiacevole – al confronto di chi non condivide un approfondimento si passa comunque per quelli che la partita non l’hanno vista.
Di telefonate che avrei dovuto ricevere da coloro che hanno sostenuto che ci fossimo inventati quello che abbiamo raccontato ne sto aspettando davvero troppe. Perché poi, alla fine, le bugie hanno le strade corte: più di quel che si possa pensare.
Credo sia quasi una “tragedia” quando uno perde l’entusiasmo per una cosa che gli era sempre piaciuta e quello di non perderci nel labirinto di un giardino di spine ci aiuterà a difendere il nostro gioco.
A volte, quando il piacere diventa lavoro, è molto probabile che possa riuscire a distruggerti la creatività. E anche questa è una trappola che dovremo cercare di evitare per continuare ad essere apprezzati e per non finire come quelli che di lavoro fanno gli “attacchini”.
Bolle in pentola una minestre di idee (alcune già a buon punto) per riuscire a stupire anche i più scettici. Ci aspetta un 2017 di grandi sfide perché la strada che abbiamo scelto di prendere a fianco della nostra proprietà è di quelle che non sai dove ti potrebbero condurre. Ma è una bella strada……e solo chi ci crederà sul serio potrà sfidarla- con tutte le sue ascese – toccandone con mano le meraviglie che ci attendono. A voi, cari amici che ci seguite sempre con grande affetto, non resta che sostenerci, criticarci e continuare a dimostrarci il vostro affetto.
Foto CHalcio.com: la Breite di Sciaffusa così come non la vedremo più nel 2017.
EDITORIALE 2016