Devo essere sincero. C’è qualcosa che mi manca le poche volte che mi reco a Cornaredo, qualcosa che cerco senza (più) trovarla. Se ho cominciato a seguire con più interesse il calcio elvetico, tanto lo devo a Marko Basic.
Ero solo un curioso spettatore quando il Lugano di Bordoli inanellava serie di vittoria sul treno per la Super League. Tra una discesa di Tosetti, un’invenzione di Bottani e la corsa di Guarino qualcosa rapì la mia attenzione. Qualcosa in grado di muovermi la testa a mo’ di metronomo. Un faro in mezzo al rettangolo verde. Il centrocampista perfetto che descriverei qualora mi chiederesso le mie preferenze.
Piaceva a me e a tanti altri, a giudicare dai ripetuti applausi di Cornaredo. Marko Basic mi stupì per intelligenza calcistica, dinamismo e visione di gioco, oltre a una superiorità devastante nel gioco aereo. Sicuramente arrivai più tardi di tanti altri, ma non è mai troppo tardi per godersi un giocatore del genere nel nostro campionato. Oggi, una nuova pagina della storia tra Lugano e Basic. Una nuova sfida, da avversari, senza dimenticare emozioni, ricordi e gioie vissute. Anche se oggi più che mai forse Basic non manca solo a me.
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