La solitudine dei numeri Uno, Simone Bertani

scritto da Redazione

simone bertaniSi rinnova il nostro piacevole appuntamento settimanale con i portieri del calcio regionale, quest’oggi il nostro girovagare per le aree di rigore del Ticino ci porta a incontrare Simone Bertani, forte portiere dell’Fc Morbio, squadra neopromossa in Seconda Lega regionale.

Hai giocato anche in campionati superiori alla Seconda Lega, come reputi questo torneo?

«Questa non è la mia prima esperienza in Seconda Lega, già due stagioni fa mi ero confrontato con questo campionato e una delle caratteristiche che più mi avevano impressionato oltre ai buoni ritmi era la fisicità che le squadre mettevano in campo. Devo dire che il livello si è ulteriormente alzato rispetto a qualche anno fa».

Cosa ti aspetti da questa stagione sia a livello di squadra che a livello personale?

«Per quello che riguarda la squadra l’obbiettivo è sicuramente la salvezza, siamo una neopromossa e il traguardo deve essere questo, se riuscissimo ad ottenerla con qualche giornata di anticipo non sarebbe certo un male. A livello personale non mi pongo obbiettivi precisi, punto a fare bene e ad aiutare il gruppo. Se però un giorno avessi la possibilità di disputare nuovamente una categoria superiore ne sarei felice».

Cambiamo totalmente discorso, pensi che i portieri, nella loro particolarità, siano tipi scaramantici?

«Ho conosciuto molti portieri nel corso della mia carriera, tanti sono scaramantici, per altri invece queste cose non hanno alcuna importanza. Personalmente non mi reputo un giocatore scaramantico, certo anche io ho una sequenza di gesti che ripeto nel pre-gara, ma per abitudine, non perché credo che questi mi aiutino a vincere».

Concludiamo chiedendoti quanto ti trovi in accordo con la frase ‘La solitudine dei numeri Uno’

«Sono assolutamente d’accordo con questa frase, basta infatti evidenziare il fatto che il portiere gioca con una maglietta diversa per capire quanto siamo soli. Possiamo in un certo senso definirci l’opposto del calcio, quando gli altri giocano con i piedi noi usiamo le mani, se l’obbiettivo ultimo di un giocatore è fare gol o permettere al compagno di fare gol, il nostro è quello di impedirlo. Anche in campo l’atteggiamento dei compagni e degli avversari è diverso nei confronti del portiere, sei l’elemento più soggetto a critiche e nessuno, spesso nemmeno i compagni, vengono in contro per aiutarti. Ciò nonostante proprio in questa diversità troviamo il fascino di essere numeri Uno».