L’allenatore svizzero che finisce in panchina

scritto da Davide Perego

di Pierluigi Tami
Gli ultimi avvicendamenti sulle panchine di Super League ha portato gli allenatori stranieri a superare per numero quelli svizzeri. Ben sei tecnici su dieci arrivano dall’estero. Una situazione che ha spinto il capo della formazione degli allenatori in seno all’Associazione svizzera di calcio, Yves Débonnaire, a lanciare l’allarme. Non ho nulla in contrario all’avere colleghi stranieri sulle altre panchine, ci mancherebbe, ma capisco lo sfogo di Débonnaire. I giocatori svizzeri hanno col tempo saputo scrollarsi di dosso un certo senso di sudditanza rispetto al calcio estero che più conta, mentre per molti dirigenti c’è ancora parecchia strada da percorrere. Il fascino del calcio in Germania ha ancora molta presa nella Svizzera tedesca, così come l’attenzione per quello francese è sempre forte in Romandia e l’attrattività dell’Italia sempre marcata in Ticino.
Bisogna però fare dei distinguo, perché nella categoria degli allenatori sono inserite persone dal percorso molto diverso tra di loro e l’impressione è che, spesso, si peschi un po’ a caso. Anche per scarsa conoscenza dei tecnici svizzeri, che per ottenere la licenza Uefa Pro – quella necessaria per allenare in Super League – devono seguire corsi e formazione per più tempo rispetto a molte realtà all’estero. La filosofia nella formazione degli allenatori svizzeri è quella di fare un passo alla volta, proseguendo la propria evoluzione facendo dopo ogni corso (teoria) la giusta esperienza (pratica) a tutti i livelli (categorie di gioco). LEGGI IL RESTO

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