A Cornaredo il Lugano gira la sfida contro gli orchi del calcio svizzero nel secondo tempo. L’aspetto motivazionale e il desiderio matto di tenere in vita il filotto positivo sono stati fondamentali, ma il tecnico dei bianconeri ha aggiunto del suo, pescando dalle proprie rinomate conoscenze tattiche.
Fino al 17′ del primo tempo il 3-5-2 luganese lasciava il presidio delle fasce al Basilea, schierato con l’immutabile 4-2-3-1. Riveros ed Elyounoussi da una parte e la coppia formata da Lang e Steffen dall’altra erano costantemente in superiorità numerica sulle due corsie. Un noto limite del modulo adottato dai padroni di casa fino all’avvicendamento tra Crnigoj e Carlinhos era quello di dare la responsabilità di ogni corsia esterna a un unico elemento. Per ovviare a questo problema, il tecnico emiliano aveva dato disposizione ad Alioski di giocare più decentrato sulla fascia sinistra, mentre a destra aveva deciso di accettare che Crnigoj subisse il due contro uno.
La giornata poco lucida di Steffen ed Elyounoussi non ha consentito al Basilea di trarre pienamente vantaggio da questa situazione. L’ingresso di Carlinhos ha permesso all’ex assistente dell’Albania di ritoccare la difesa, schierandola a quattro con Cümert e Mihajlovic come laterali bassi e proponendo il tridente con il brasiliano sulla destra e Alioski a sinistra.
Formazione, insomma, decisamente più adeguata a specchiarsi in quella basilese. All’inizio della seconda frazione di gioco, poi, la decisione di invertire i due attaccanti esterni: Alioski a destra e Carlinhos a sinistra. E i risultati si sono visti da subito con il rigore a favore del Lugano, arrivato proprio da un’incursione dalla fascia sinistra che ha coinvolto anche il giocatore con la maglia numero undici.
Tramezzani si è insomma dimostrato decisamente superiore, almeno tatticamente, nel confronto odierno rispetto a Fischer il quale come da sua abitudine non ha variato di una virgola il proprio dispositivo tattico per gli interi 90 minuti.
