Lugano, nemmeno l’Europa cancella le amnesie collettive

scritto da Claudio Paronitti

Autori di una prova dai volti opposti, i ragazzi bianconeri sono usciti, una volta di più, a mani vuote da un confronto che avevano in pugno fino al termine della prima frazione di gioco

Rientrati dagli spogliatoi, gli uomini di mister Pierluigi Tami, infatti, si sono lasciati sopraffare dagli eventi: giochetti evitabili in zone del campo pericolose, fraseggi inutili e qualche palla che avrebbe dovuto essere scagliata in tribuna rimasta in campo sono solo alcune delle pecche che da qualche tempo a questa parte affliggono il gruppo. Non che tutto sia da buttare, chiaro. È altrettanto chiaro, però, che una squadra, oltre che al gioco espresso, viene giudicata dai punti che conquista. E in questo aspetto il rendimento è nettamente al di sotto delle potenzialità della rosa a disposizione. Processare qualcuno in particolare sarebbe ingiusto e irrispettoso. Sul banco degli imputati finiscono così tutti (dai giocatori allo staff tecnico), perché – come ha già ripetuto più volte il tecnico ticinese – “si vince insieme e si perde insieme”.

La partita di ieri sera, disputata in una “Luzern Arena” deserta, ha chiarito quali sono i problemi attuali di un Lugano in chiara involuzione. A partire dalla concentrazione che è venuta totalmente a mancare nel corso della seconda parte di gara passando per alcune amnesie in varie zone del campo il passo da percorrere è breve. A conferma che il problema sta nella mente citiamo due episodi in particolare: il primo concerne (ahinoi) capitan Jonathan Sabbatini e il secondo Mattia Bottani. Dopo tre minuti nel corso della ripresa l’italo-uruguaiano si è lasciato sfuggire sotto la suola un pallone elementare da controllare. Sbagliando, ha permesso ai rumeni di ripartire con un veloce contropiede che non è stato concretizzato. Per ciò che concerne il numero 10, facciamo capo all’errore grossolano commesso a tu per tu con l’estremo difensore dell’FCSB. Ecco, in quel particolare momento dell’incontro (era il 60′), i sottocenerini avevano appena subito il punto del pareggio e il ristabilimento del vantaggio a livello di punteggio avrebbe decisamente cambiato le sorti della sfida. Invece, Mattia si è fatto ipnotizzare dal portiere ospite e, scialacquando questa occasione d’oro, ha ridato vivacità a una formazione, quella rossoblù, che per tutti secondi quarantacinque minuti ha dimostrato tutto il suo valore.

In fin dei conti, si sono viste trame egregie e, bisogna essere onesti, anche spettacolari. Quel che è mancato è la costanza di rendimento, l’aggressività che bisogna mettere in ogni istante trascorso all’interno del rettangolo verde e la solidarietà tra compagni. Questi tre elementi (uniti ad altri che lo staff dovrà cercare) messi in un calderone potrebbero dare una soluzione a breve, e a lungo, termine, che faccia del Lugano la squadra ammirata nei due caldi mesi estivi. Ritrovare l’anima battagliera dei tempi che paiono lontani anni luce è il punto su cui dovrà basarsi la rinascita bianconera. A partire, ed è più facile a dirsi che a farsi, già da domenica pomeriggio nella tana dello Zurigo. Al termine di questa partita ci si fermerà due settimane per lasciar posto alle selezioni nazionali. E i giocatori sanno esattamente qual è la ricetta migliore per evitare di trascorrere tale periodo con l’acqua alla gola.

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