Marcionelli: “Che emozione la promozione all’ultimo respiro”

scritto da Riccardo Vassalli

Di Riccardo Vassalli

“La vita è fatta di piccole solitudini, quella del portiere di più”. Con questa citazione Fabien Barthez, uno dei portieri francesi più forti di sempre, ha voluto definire la vita di un portiere. Avere la maglia diversa dai compagni, allenarsi a parte ed essere sempre lì da solo è da sempre la routine dei numeri uno. Spesso la scelta di schierarsi tra i pali può associarsi a una pura casualità, qualche lacuna tecnica oppure, come la maggior parte delle volte, per la stazza fisica. È stato così anche per Giorgio Marcionelli, portiere del Castello, che ha gentilmente risposto a qualche nostra domanda; esordendo così: ” A colui che inizia a fare il portiere sin da bambino, viene detto che col calcio giocato ha poco a che fare o che è tanto in carne da non voler correre. Io un po’ in carne lo ero, ma anche a giocare me la cavavo”. 

Come è nata la tua passione per il calcio?

 

“Fortunatamente la passione me l’ha trasmessa papà per poi continuare in crescendo con le varie amicizie. Da bambino per me esisteva solamente il calcio, e non vedevo l’ora della ricreazione per potere giocar col pallone.”
Sei da qualche anno a Castello, qualche soddisfazione negli ultimi anni ve la siete tolta. C’è qualche ricordo che ancora persiste nella tua memoria?
“Senza alcun dubbio la promozione in Seconda Interregionale all’ultimo respiro. È un ricordo indelebile che ancora oggi ricordo con una certa emozione.”



Le tue parate spesso si son rivelate decisive per il risultato finale. Qual’è il segreto di Marcionelli?

“Un portiere deve parare, ed è quello che cerco di fare il meglio possibile per me e per la squadra. Ho sempre avuto compagni ed allenatori che mi hanno facilitato il compito, trasmettendomi fiducia. Io non voglio mai accontentarmi, cerco di sempre di migliorare dove è possibile. L’esperienza- per un portiere sopratutto- conta parecchio. Nel corso degli anni ho imparato a crescere sotto l’aspetto mentale, con gli anni a venire invece dovrò invece imparare a gestire meglio i problemi muscolari.”
Tra tutte le tue esperienze c’è un difensore che porteresti sempre con te?
“In 10 anni di calcio di attivi ho avuto la fortuna di “guidare” diverse ottime linee difensive, fatte di ragazzi con doti calcistiche ed umane non indifferenti. Citare un solo nome non sarebbe corretto.”
Il tuo sogno nel cassetto?
” Il mio sogno nel cassetto, e rimarrà tale, è quello di diventare un calciatore professionista. Quando si è ragazzi le priorità diventare altre, maturando invece si prendono scelte di vita che ti fanno allontanare dai propri sogni. È proprio crescendo che si scopre di avere dei piccoli grandi rimpianti.”
Alla seconda stagione nel Elitè della Seconda Lega, dove può arrivare il Castello a fine campionato?
” Il nostro è un ottimo gruppo e un’ottima squadra. In più circostanze abbiamo dimostrato che mettendo in campo tutti i nostri valori possiamo giocarcela con tutti gli avversari, tranne il Bellinzona che oggettivamente ha due marce in più di tutti. Giocando sempre al massimo possiamo puntare alle prime quattro posizioni, ma è meglio anche guardarsi alle spalle.”
Per concludere, hai un rito scaramantico prima delle partite?
” Sono una persona molto scaramantica e metodica. Se dovessi elencare tutti i miei riti pre partita dobbiamo stare qui mezza giornata(ride ndr)”.
 
 

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