Nsame, non solo gol e Real: le lacrime della mamma e le presunte percosse alla figlia …

scritto da Pier Luigi Giganti

Foto Eric Lafargue http://www.tdg.ch/

Riportiamo la versione in italiano dell’intervista che il Blick ha recentemente fatto all’attaccante dello Young Boys Jean-Pierre Nsame per analizzare un personaggio che a soli 24 anni ne ha già vissute di tutti i colori.La prima importantissima domanda: ma Nsame si scrive con l’accento o no?

Senza. Nella lingua camerunese (La Douala) si scrive senza accento e anche sul mio passaporto è riportato così. Da quando mi sono trasferito in Francia e poi in Svizzera, hanno iniziato a scriverlo con l’accento.

Da quando sei sbarcato in Super League hai già fatto sei reti: il passaggio dalla categoria inferiore ha funzionato benissimo

Sono sorpreso anch’io, è stato tutto così rapido. I difensori sono molto più forti, ma anch’io ho lavorato tantissimo e ho fatto dei passi in avanti. Inoltre, ho la fortuna di giocare in una squadra veramente forte

Conoscevi Hoarau prima di arrivare a Berna?

Certo, dalla televisione. In Francia, al PSG, era già una stella

Che rapporto hai con lui?

È come un grande fratello, ci comprendiamo benissimo e mi ha aiutato tantissimo a integrarmi

Adesso sei titolare perché lui è stato infortunato. Ora che è tornato, però, ci sarà soltanto un posto …

Non penso, siamo complementari e ci sono due posti a disposizione. Inoltre, ci sono così tante partite. Comunque, ora che Hoarau è di nuovo sano, una maglia da titolare sicuramente gli spetta

Il trasferimento dal Servette allo Young Boys ha causato dei malumori: l’hai forzato?

No, ci ho pensato su per cinque mesi perché stavo bene a Ginevra, mi piaceva il progetto del Servette e sono comunque convinto che i “Grenats” possano essere promossi

E poi?

Mi sono detto che a 24 anni era arrivato il momento di fare il prossimo passo. Sono estremamente ambizioso e non mi voglio porre confini

I tifosi non l’hanno presa bene: hanno fatto solo commenti negativi …

Li capisco: sono un tifoso anch’io

E di chi?

Del Real

Perché i supporter del Servette se la sono presa così?

Volevano naturalmente che un elemento di livello rimanesse nel loro club e poi ci sono in gioco le emozioni. La mia missione a Ginevra era però finita e non volevo bloccare la mia carriera

Perché lo Young Boys?

È stata una scelta naturale. Conoscevo Ravet (che ora ha lasciato i gialloneri) da quando giocavamo insieme nell’Angers. Poi l’YB è il club francofono della Svizzera tedesca

Com’è stata la sua infanzia a Douala?

Difficile. Vivevamo in una situazione non semplice. Queste difficoltà mi sono però servite per fare esperienza. Quando avevo sei anni mia mamma mi ha fatto partire per l’Europa e non finirò mai di ringraziarla

Deve essere stato uno shock per te …

Si, ho visto per la prima volta il cemento, le macchine e i bus. Mi ricordo quando sono salito su quella vettura guidata da mio padre e mi chiedevo “ma ora dove vado?” Non conoscevo queste cose in Africa, non avevamo la televisione e le poche volte che la tv riuscivo a vederla era per guardare il calcio. Osservavo il verde dei campi e pensavo che tutta l’Europa fosse di quel colore, non grigia …

Come hai fatto a superare lo shock?

Non mi sono fatto troppe domande. Ho agito da fatalista e alla fine tutto è andato bene … Questo è sempre stato il mio stile di vita per maturare e per crescere. Non ho comunque vissuto questa esperienza da solo: sono stato accompagnato da mia sorella che ha un anno meno di me. Inoltre ero con mia padre e con la sua donna. E poi c’è un’altra cosa …

Cosa?

Non voglio che per nessun motivo i sacrifici di mia mamma passino invano. Vorrei che potesse trascorrere una vita migliore. Ho ancora davanti ai miei occhi le lacrime di quel giorno in cui mi lasciò all’aeroporto. E a me avevano detto che sarei stato in vacanza per due mesi …

Tua madre è già venuta a trovarti a Berna?

No, ma spero che possa venire presto. Io l’ho rivista dopo diciotto anni quando sono stato convocato nella nazionale del Camerun e mi sono recato a Douala per giocare contro la Nigeria

Come è stato l’incontro?

Un’emozione indimenticabile. Un momento meraviglioso che mi ha toccato profondamente. Ehi, è mia mamma …

Non c’era stata la possibilità di vedersi prima?

No, non c’era mai stata …

C’è un episodio nella tua vita nel quale sei stato accusato di aver percosso (nel novembre del 2015) la tua bambina appena nata. Si dice che la neonata avesse perso conoscenza e sia poi stata rianimata. A causa di ciò sei stato arrestato e accusato di maltrattamento infantile. A che punto è questa vicenda?

È ancora aperta, fa parte del mio percorso di vita. È stata un’esperienza che mi ha fatto diventare ancora più forte.

Che cosa ti ha insegnato?

Che la vita è più importante di qualsiasi altra cosa e che eventi del genere non sarebbero dovuti accadere. Quando ci penso sento un coltello che rigira nella ferita. L’unica cosa importante è che mia figlia (che ora ha due anni) e la mia compagna stiano bene

Come mai la vicenda è ancora aperta?

Perché la giustizia in Francia è estremamente lenta

Dove vive la tua famiglia adesso?

In Normandia da mia nonna

Non ti piacerebbe avere la tua compagna e la tua bambina più vicini a te?

Certo, e non averli qui è dolorosissimo. È normale che lo sia per un papà. Amo mia figlia più di ogni altra cosa e lavoro duramente ogni giorno per poterle regalare un avvenire migliore. Molte persone mi chiedono come io possa gestire una situazione del genere.

Quando la potrai riabbracciare?

Spero presto!

Che cosa manca ancora?

Che la giustizia confermi che io non ho alcuna colpa

E lo sei senza colpa? Non hai percosso tua figlia?

Sono state scritte delle cose che non sono vere. Fino a che la giustizia non farà il suo corso non voglio e non posso dire nulla

Sei stata trattato come un criminale e parecchi dettagli di questa vicenda sono usciti alla luce del giorno …

È così anche nel calcio; questa è la vita. Ma prima di chiudere quest’intervista posso fare una domanda io?

Quale?

Ti è mai capitato di fare un’intervista a un calciatore che abbia una storia come la mia? …

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