Xhaka, non solo calcio: “In prigione mio papà le ha prese di santa ragione …”

scritto da Pier Luigi Giganti

Prima del derby del nord della capitale inglese vinto sul Tottenham per 2-0, il centrocampista dell’Arsenal e della nazionale elvetica Granit Xhaka si è confidato al Guardian.

In un dialogo in cui non si parla soltanto di calcio emerge l’amore e il rispetto che il 25enne ha nei confronti dei suoi genitori. “Mio padre è stato imprigionato nella vecchia Jugoslavia semplicemente perché era kosovaro e si batteva per i diritti democratici. I primi mesi in prigione sono stati accettabili, ma poi hanno iniziato a picchiarlo. E credo che non ci abbia mai detto tutta la verità. Da lui ho imparato ad avere quella forza mentale che mi spinge quando sono in campo”, afferma l’ex giocatore del Basilea.

“Mia mamma poi è una persona eccezionale: quando mio padre è finito in carcere si erano messi insieme soltanto tre mesi prima e lei l’ha aspettato per tre anni e mezzo …”, dice il giocatore che vive da sedici mesi a Londra assieme a quella che recentemente è diventata sua moglie, Leonita.

Difendere i colori dell’Arsenal negli ultimi mesi non è stata una passeggiata, soprattutto perché Xhaka e i biancorossi hanno fallito l’accesso alla Champions League dopo vent’anni. “A me le critiche scivolano via. Mio papà non mi ha mai detto “bravo”, l’ha fatto di proposito perché mantenessi i piedi per terra. Sono il primo a criticarmi e anche molto pesantemente, posso essere dannatamente esigente con me stesso”, confida il numero ventinove dei Gunners.

Ribadisce convinta Leonita: “Quando perde, per un’ora dopo la partita è assolutamente inavvicinabile”. Oggi non sarà certo così: è la prima volta che Xhaka s’impone sui cugini londinesi.

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