1L: Mendrisio, il cielo è blu sotto le nuvole

scritto da Walter Savigliano

 

Il cielo sembrava quello classico da fine del mondo. Ed in effetti, Gossau e Mendrisio si giocavano metaforicamente qualcosa del genere.

La regia sonora del grazioso stadiolo del Buechenwald, indecisa sul da farsi, ha introdotto la partita cercando di far contenti tutti e sparando nell’ordine una versione in lingua tedesca di “Bella Ciao” (forse per festeggiare in anticipo il 1 Maggio?), la celebre “Blitzkrieg Bop” dei Ramones (classe ’76) ed infine, ad accompagnare in campo i giocatori, la colonna sonora de “Il Padrino” di Nino Rota! Un’introduzione da romanzo giallo per una partita che le due squadre hanno cercato certamente di interpretare con le migliori intenzioni. Gossau e Mendrisio si sono lasciate sullo 0-0 (il quarto pari a reti bianche per i momò dopo quelli con Tuggen, United e Wettswil) ed a conti fatti cambia solo che il campionato si è accorciato.

Ora, il compito della squadra di Stefano Bettinelli si fa sempre più difficile perché in caso di vittoria a Gossau il destino sarebbe passato in gestione proprio al Mendrisio. I biancorossoneri hanno scavalcato in classifica lo United che però – per fortuna di Kabamba e compagni – è ancora vivo e certamente non intenzionato a mollare, tanto più che sono ancora in programma due scontri diretti. Sarà quindi vitale andare ora ad espugnare Thalwil: operazione non impossibile se la squadra saprà lavorare meglio in fase di rifinitura.

Non è assolutamente vero – come cincischiato in tribuna dopo la partita – che la squadra di Bettinelli, di occasioni, non ne abbia create: il punto è che le occasioni si intendono tali a seconda del peso specifico offensivo a disposizione che da luglio ad oggi è stato oggettivamente inferiore alle belle abitudini degli anni passati. Per cui – oggi – fare goal è una vera impresa ed è stato dimostrato al Comunale contro l’Eschen – ma anche a Tuggen – che per farne uno bisogna sbagliarne cinque.

A Gossau hanno calciato in porta i soli Guerchadi e Cortez, ma questo non significa che sui piedi o sulle teste di altri non siano capitate opportunità che primi fra tutti ai “cincischianti” hanno fatto rievocare i fantasmi di Sarr e Vinatzer.

Conforta invece la ritrovata compattezza del centrocampo che nonostante l’assenza di un pilastro quale Antoine Rey ha saputo lavorare in perfetta sinergia con la linea difensiva supportandola nei raddoppi che hanno permesso di rendere quasi inoffensivi sia il trottolino Ledergerber che il più esperto Vuleta e al tempo stesso di andare più frequentemente del solito in verticale in fase di possesso. Ne hanno giovato anche le percentuali di conquista di quelle seconde palle tanto care a tutti gli allenatori.

L’ingresso a metà ripresa di Cortez ha dato maggior vivacità davanti, dove le idee e la velocità dell’esterno alto arrivato la scorsa estate hanno messo a nudo la lentezza di un Gossau che lo sportchef  Thomas Kugler (visibilmente coadiuvato nelle scelte da Giuseppe Coppola) sta cercando di ricompattare dopo la folle gestione Bamert conclusa (purtroppo per il Mendrisio) con l’esonero dopo la sconfitta con la 21 del San Gallo. Con il ritorno di capitan Bruggmann, Coppola, Kouame e Van der Werff, la squadra ha ripreso almeno a lottare sugli standard conosciuti anche se tecnicamente la differenza con il Mendrisio è stata inferiore di un paio di spanne.

Il 12esimo posto è rimasto dunque nelle mani del Gossau: i sangallesi hanno un calendario migliore rispetto a quello del Mendrisio, ma è certo non potranno fare l’en plein. Motivo quindi perché i momò non si demoralizzino e continuino sulla strada intrapresa (purtroppo) in grave

Leggi anche questi...