1L: non tutto da buttare nel pomeriggio del Comunale

scritto da Davide Perego


di Davide Perego

Penso di avere imparato molto dal calcio. Ma qualcosa di più me lo ha insegnato il baseball. Opposti che si equivalgono per spettacolo e strategia. Opposti che si negano indiscutibilmente sugli spalti da dove, ad essere presi di mira sono soprattutto gli arbitri. Il prezzo di spendere tempo e soldi per dare voce alla mia passione l’ho pagato. Ho pagato quel che serve per farmi un’esperienza. Ho viaggiato e macinato chilometri di sonno per non mancare laddove ho pensato di trovare emozioni. Come quella che mi ha regalato il goal di Mascazzini domenica pomeriggio. Come quella che mi regalò Bernasconi qualche stagione fa segnando in nove contro undici al Rapperswil nell’ultimo minuto di recupero di un posticipo pazzesco in una serata gelida per pochi intimi. C’è però qualcuno che non la pensa così. Sono quelli che vorrebbero morire a metà stagione per sfidare tutto e tutti. Sono che quelli che vorrebbero solo spaccare la faccia a qualcuno dopo aver bevuto un litro di brandy prima di entrare allo stadio.
Diversamente non si potrebbe dare un senso a questi due minuti di filmato che ho girato domenica e che per fortuna si è rivelato solo uno brutto spot rimasto tale e quale. Senza conseguenze. Le conseguenze, a questo ci credo, saranno essenzialmente “sportive”. Non esiste nulla di diverso dal parto di un 3-0 a favore del Mendrisio. Impossibile creare precedenti salvo voler essere idioti a tutti i costi premiando il gesto folle di una tifoseria che domenica ha ottenuto quello che voleva sperando di avvantaggiare anche la propria squadra. Scherzi dell’alcool. Scherzi dell’essere idioti. Come scritto a caldo domenica, torti e ragioni non hanno una bandiera. Quella, l’ha portata allo stadio un bambino di cinque anni a cui avevano spiegato che si sarebbe divertito nel vedere una partita di calcio, sventolandola per incitare la sua squadra. Così, tanto per non sentirmi troppo solo, ho provato a chiedere dei pareri anche a chi la partita l’ha vissuta sul campo e che in buona parte ha ripagato le mie convinzioni. Il che non significa condividere tutto. Gli interlocutori hanno premesso di essere molto combattuti. Dalla contraddizione condivisibile sulle operazioni di controllo all’ingresso, all’altrettanto tardiva presenza a divisione delle tifoserie di un numero di agenti congruo ed adeguatamente accessoriato.

Il fattore che alla vigilia maggiormente ha preoccupato la dirigenza del FC Mendrisio è uno dei tanti precedenti: le due tifoserie non si sopportano. L’anno scorso, a Baden, i supporters del Mendrisio (molti erano ragazzini…) hanno subito un agguato folle e premeditato. Non andò molto bene nemmeno al Comunale in primavera, ma in generale quando si dice Baden le dirigenze dei club di 1^ Lega sono costrette a mettere mano nelle proprie casse per affrontare con la dovuta organizzazione una partita interna. Sia chiaro: giocare con una bella tifoseria piace a tutti. Andare ad esultare dai ragazzi della Fattanza è stato bellissimo per tutti quelli che istintivamente non hanno pensato ad altro quando la rete alle spalle di Dedaj si è gonfiata. “Io non farei loro la guerra” – dicono in tribuna i più saggi – anzi, andrebbe instaurato un rapporto – buono – tra società e tifosi. Cosa questa che la società ha fatto ?  D’altra parte  la violenza non piace a nessuno. La colpa di quanto accaduto domenica è da attribuire a quelli del Baden: loro hanno rotto la barriera, loro hanno buttato i petardi che hanno sancito la fine della partita. Le cause però non assolvono quella parte di “tifosi” che si sono presentati pronti alla “battaglia”, con armi, caschi e tutto l’occorrente. La società è sembrata essere molto dura con la parte più accesa del tifo locale. Parole ancora più pesanti di quelle scagliate forse a torto dopo la partita con il Wettswil quando vennero attribuite alla Fattanza colpe di altri. Domenica Engel diceva che bisogna lasciarli fuori, che i soldi spesi per la sicurezza avrebbero potuto essere spesi per un ritiro. Se si dovesse spendere qualche migliaio di franchi perché i tifosi possano accendere torce, fumogeni e fare un po’ di sano casino, nessuno ci vedrebbe qualcosa di male. Fa parte del gioco: le coreografie fanno colore, ambiente e rendono piacevole una partita. E credo diano una mano anche alla squadra (il famoso dodicesimo uomo). Se invece una società deve spendere e poi c’è della violenza, quella vera, allora non ci sta nessuno. E lo pensano tutti. Perché l’entusiasmo visto al Comunale domenica ha toccato davvero la totalità dei presenti. I fuori luogo sono stati gli indifferenti. Così come indifferenti sono rimasti quelli che non hanno compreso cosa sarebbe accaduto se i giocatori non avessero potuto salire sugli spalti per fermare chi aveva venduto l’anima al demonio. Contraddizioni del sistema di sicurezza che infine, nella sua comunque costosa fragilità ha permesso addirittura che fossero i giocatori a mettere in pericolo la loro stessa incolumità.

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