Basta con le accuse al Ticino e agli italofoni!

scritto da Claudio Paronitti

Nelle ultime settimane in particolare ha preso avvio un’inspiegabile crociata contro il selezionatore della nazionale rossocrociata di calcio. E, come spesso accade quando c’è di mezzo un personaggio legato al Canton Ticino, e italofono, le varie insinuazioni provengono da Oltre Gottardo

Il riferimento, crediamo che lo abbiate capito, va al Blick, quotidiano zurighese sempre pronto a ingigantire ogni inezia. Se si tratta di «bastonare» le minoranze linguistiche (nello specifico i ticinesi), poi, la prontezza è assoluta. È ciò che sta accadendo con Vladimir Petković, il condottiero della Svizzera che, malgrado le supposizioni contro la sua persona, ha portato il gruppo elvetico a qualificarsi per la fase finale della quarta rassegna consecutiva. Mica male, oseremmo dire. Oseremmo, appunto. Perché, se da un lato i risultati parlando da sé (e nel calcio sono sempre loro a essere rilevanti e a determinare la «forza» di un allenatore e di un giocatore), dall’altro vi è l’aspetto mediatico e il rapporto con i media.

Su questo secondo fattore, il foglio confederato ci sta giocando un giorno sì e l’altro pure. Il tutto a discapito delle prestazioni della squadra rossocrociata e del fatto che oramai essa sia una delle migliori selezioni sulla Terra. Il nocciolo della questione riguarda il contratto di Vlado, che scadrà al termine dei Campionati Europei del 2020. Un rinnovo, al momento, non sembra la priorità. Ci sono ancora diversi mesi per pensarci a fondo. È qui che iniziano i «giochi di potere» che vedono in prima linea proprio il Blick. Volendo quasi sicuramente costringere il ct svizzero a lasciare il suo incarico, ha proposto ai suoi utenti un sondaggio, dal quale è emerso che il 57% dei votanti gradirebbe un nuovo inizio, benché si sia acquisito il pass per gli Europei.

Il regno di Vladimir Petković prese avvio nel 2014, quando entrò in carica al posto del dimissionario Ottmar Hitzfeld. Nell’ultimo trentennio, solamente Köbi Kuhn (2001-2008) e proprio Hitzfeld (2008-2014) hanno resistito di più. Contro di loro, però, non era stata messa in atto la campagna denigratoria proposta ultimamente contro l’ex tecnico del Bellinzona. Perché? Solo per il fatto che Vlado si esprime nelle lingue nazionali e non ha repressione nel rispondere in italiano quando serve? La risposta sembra scontata e propende al sì. Fosse realmente così, diventa ancora più palese la differenza che già esiste tra la minoranza ticinese e la maggioranza svizzero-tedesca. Il quieto vivere, nonostante gli idiomi del Paese siano ufficialmente quattro (italiano, tedesco, francese e romancio), è un aspetto sul quale occorre riflettere a fondo tra le varie parti in causa. Si chiede troppo?

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