College Life Italia e Federico Cordiano: viaggio dove tutto è “possibile”

scritto da Davide Perego

Prima che qualcuno venga a rinfacciarcelo: sì sappiamo benissimo che entriamo in un campo a noi poco congeniale. Ecco perché, prima di scrivere questa storia abbiamo fatto il possibile per documentarci. La chiacchierata con il nostro interlocutore è stata lunga e foriera di buone notizie, interrotta come una partita di football dalla troppa foga di voler approfondire. Federico Cordiano è uno studente 23enne con la passione del calcio. Da circa dieci mesi vive in Georgia, non distante da Atlanta, dove frequenta e gioca a soccer per la Shorter University.

Federico è uno dei sessanta ragazzi italiani ad aver raggiunto gli Stati Uniti con una borsa di studio per meriti calcistici. Ha studiato marketing ed economia all’università degli studi di Milano-Bicocca ed è stato selezionato grazie all’indispensabile supporto di Colle Life Italia per entrare a far parte di una squadra di calcio di ottimo livello.

Come facile rilevare connettendosi al sito ufficiale, College Life Italia è una società che ha lo scopo di aiutare ragazze e ragazzi italiani ad ottenere borse di studio per perseguire simultaneamente la propria carriera sportiva ed universitaria negli Stati Uniti.

Federico ci accoglie con gentilezza e curiosità. Sappiamo di cosa parleremo, ma non quanto sia impressionante il patrimonio umano e culturale di un ragazzo che qualche mese fa avrebbe solo sognato un percorso formativo così impegnativo e complicato.

Dopo aver scritto la prefazione della storia di Mattia Ditommaso potrebbe essere più semplice aver chiaro cosa chiedere a Federico. In realtà lo è, ma sarà lui stesso ad evitarci problemi guidandoci nell’universo di questa avventura.

“ Mattia lo conosco molto bene. Ho cercato di dargli una mano con le procedure anche se  lo staff specializzato di College Life Italia segue i ragazzi passo dopo passo in questo processo.  La mia volontà è quella di invogliare i ragazzi italiani che sognano di poter vivere l’esperienza universitaria americana, ad avere fiducia in questa organizzazione che per mia esperienza nasconde pochi difetti”.

Come tutto ebbe inizio………

“ Ho iniziato tramite un amico a farmi filmare durante le partite giocate in Ticino con Mendrisio e Porza. In realtà io ho una formazione calcistica differente che parte dall’Aldini (società milanese molto quotata nel panorama giovanile) e passa per il Soccer Boys in concomitanza con la crescita scolastica presso il liceo scientifico sportivo di Busto Arsizio. Per un paio di mesi ho frequentato la rosa della prima squadra della Pro Sesto (Serie D) prima di dover scegliere tra calcio ed università.”

Ti chiedo se non è un problema passare da un argomento all’altro. Che ruolo occupi nella tua squadra universitaria?

“Sono cresciuto come terzino ed oggi sono un centrocampista in un 4-4-2. Giochiamo un campionato di cosiddetta seconda divisione e facciamo parte di una scuola medio piccola con circa 3000 studenti”.

Com’è andata la stagione ?

“ Per me personalmente molto bene. Anche la stagione è andata bene, siamo arrivati secondi in conference il che ci ha permesso di andare a giocarci i playoffs (dove poi siamo stati eliminati). La nostra stagione è terminata a dicembre. Il nostro campionato si svolge nell’arco di cinque mesi, tra Agosto e la fine dell’anno, poi si giocano prevalentemente partite amichevoli”.

Sei l’unico italiano della squadra ?

“No. Siamo tre. Uno è un collega di reparto e si chiama Antonio Santarsiero (a sinistra nella foto concessa). Lui è un ’92  che nel bagaglio conserva anche un paio di stagioni nel settore giovanile della Juventus. Avere un compagno che parla la tua stessa lingua può essere un vantaggio se arrivi negli States con un inglese di basso livello. Poi c’è Stefano Cammarota: difensore centrale, classe 1996, ex Juve Stabia e Genoa (sempre giovanili).

Comunque l’unico modo per cercare di velocizzare l’apprendimento è quello di scordarsi la lingua italiana. In squadra abbiamo solo due ragazzi americani titolari. Ora sono io che cambio argomento (ride….), ma oggi, dopo nove mesi e comunque arrivato con un buon inglese mi ritengo in grado al 99% di parlare e comprendere. Indipendentemente dal curriculum calcistico, per un ragazzo italiano questo è già un valido motivo per essersi consegnato alla scuola del sacrificio. Garantisco che cercare di capire, di parlare, di scrivere finisce per logorare la mente e la testa a volte sembra scoppiare. Resta un passaggio obbligato per l’inserimento ed ovviamente per partecipare con maggior coinvolgimento alle lezioni”.

Da dove sei partito con College Life Italia ?

“ Semplicemente con dei video. Avere un buon filmato da inviare come operazione preliminare a molte delle oltre 3500 Univeristà che lavorano con CLI può essere un punto di partenza. E’ chiaro che in un video ci si mettono solo le cose buone, ma l’effetto è quello di riuscire ad incuriosire i coach. Loro sono tutti americani (adesso CLI sta cercando di operare anche con borse di studio riservata ai formatori) ed amano questa prassi. Se un giocatore è in grado di incuriosire, ne seguono poi tutta una serie di passaggi. Un coach dispone di un budget che può gestire in tutta autonomia. Come accaduto a Mattia Ditommaso – di cui ho letto la vostra intervista – è’ sempre meno raro che un coach possa venire direttamente in Italia a seguire un test. Diciamo che CLI sta cercando di portare coach in Italia tramite degli Showcase”.

Nel caso di Mattia si è invece verificata una rarità: quella di essere scelto a giugno e partire dopo un mese e mezzo. Di solito si selezionano ragazzi per la stagione successiva e non per quella imminente. Questo anche perché la burocrazia, per quanto seguita da CLI passo dopo passo, richiede proprio tempistiche di circa otto mesi per ottenere visti e documenti. Ecco perché voglio dare un primo consiglio ai ragazzi: quello di iniziare a lavorare nell’ottica di voler ottenere la borsa di studio preparando tutto ciò che serve già prima dell’ultimo anno di scuola superiore”.

Quanti tipi di borse di studio ci sono ?

“Diverse. Partono da un minimo ed arrivano ad un tetto che non si può superare. La mia ad esempio è una full scholarship: circa 38.000 dollari a triennio. Il che mi permette di chiudere economicamente con un impegno personale di circa 2000/3000 dollari”.

Altrimenti ?

“ Si possono ottenere borse da 10.000 o da 20. Tutto è comunque trattabile anche sulla base di bonus derivanti in primo luogo dalle prestazioni calcistiche. I coach puntano tutto sui ragazzi che scelgono. Poche storie: vincere per loro è un valore irrinunciabile. Conta più quello che l’orgoglio di essere riusciti a portare in ragazzo in MLS. Quindi ci si possono giocare bonus che vanno dall’affitto di un bilocale per evadere dalla vita fissa in campus, ad un aumento del tetto sull’assicurazione”.

In che senso ?

“ Nel migliore dei casi, un’assicurazione infortunistica negli USA copre l’ottanta per cento della spesa. Se non hai soldi non ti assistono. Paradossalmente un italiano dovesse infortunarsi fuori dal campo, sarebbe più economico prendere il primo volo per l’Italia per farsi curare in una struttura sanitaria della penisola. Non è un film. E’ cruda realtà. Assicurazione al 100% non esiste. Diverso invece il caso dell’infortunio sul campo: in questo caso abbiamo l’80% coperto dall’assicurazione messa dall’università”.

Hai avuto una sola richiesta e sei partito per la destinazione ?

“No. Assolutamente. Ne ho avute alcune. Segnale questo che il mio video era fatto bene…(ride…). Ho scelto la Shorter per tutta una serie di motivi sui quali puoi essere aiutato anche da CLI sulla base delle tue aspettative”.

College Life Italia sceglie solo calciatori ?

“No, no…… è possibile ottenere una borsa di studio per 15 differenti sport: ovvero tutti quelli della lega universitaria NCAA”.

In qualche modo un ragazzo che arriva in Università dall’estero e per meriti sportivi gode di particolari privilegi ?

“Direi di no però esiste un occhio di riguardo per chi magari zoppica in inglese, ma sa riscattarsi sul campo. Possono arrivare ad abbassare il tetto di punteggio che serve per superare un esame di lingua inglese. Direi che comunque gli studenti internazionali godono di attenzione. I docenti cercano di aiutarti e capiscono il grande salto culturale e le difficoltà nel comunicare”.

Un buon motivo per finire l’iter e tornare in Italia ?

“Più di uno, ma è tutto molto soggettivo. Non è la questione che dopo un po’ non ne puoi più del cibo o di certe tradizioni di facciata. Dipende molto da come sei cresciuto, con quali valori , con il tipo di educazione che hai assimilato. Io credo nei valori della famiglia e dell’amicizia. Oggi la mia esperienza è stata positiva al 100% ma non ho intenzione di voler vivere negli Stati Uniti. Ora come ora non sono sicuro di voler vivere lontano dal mio paese. Loro sono gradualmente diventati degli attori da social, da profilo quale elemento primario per volersi distinguere, per apparire. Un po’ come una tavola apparentemente gioiosa di un Thanksgiving Day che nasconde solo un triste momento di unione allo scopo di scattare una fotografia da mettere subito sul social”.

CONSULTA IL SITO UFFICIALE COLLEGE LIFE ITALIA

INTERVISTA MATTIA DITOMMASO

 

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