De Biasi, l’umiltà alla base dei successi

scritto da Redazione

 

di Ariele Mombelli
Essere un giovane calciatore, in Ticino, ma anche altrove, non è mai semplice. Le società pronte ad accogliere un ragazzo ai primi passi nel calcio che conta non sono parecchie. E, spesso, nel caso in cui esse siano disposte ad aprire le proprie porte, si finisce nel dimenticatoio. Giorni, settimane, mesi, a volte anni, di tanti, tantissimi allenamenti e poche, pochissime partite. Non si tratta di un problema di qualità del singolo, bensì di mentalità delle società. In un calcio in cui l’unica cosa che conta è il risultato, la paura la fa da padrone. La vittoria è tutto, la sconfitta è fallimento. Nel mezzo, più nulla, non c’è spazio per altri sentimenti. Una volta la gioia più grande era lanciare ragazzi cresciuti nel proprio settore giovanile nel calcio che conta. Oggi, purtroppo, non si ragiona più così. Meglio un quinto posto raggiunto con giocatori che al calcio (e a se stessi) non hanno più nulla da dare, piuttosto che un settimo posto colto da qualche giovane cresciuto in casa. Problema di mentalità appunto. E allora, ad un giovane calciatore per restare a galla servono carattere, passione ed umiltà. Caratteristiche che Axel De Biasi, a differenza di molti altri, ha sempre dimostrato di possedere. Altri si sono arresi, lui no. E il bello deve ancora venire.

Hai fatto quasi tutta la trafila nel Team Ticino, lo reputi importante per la crescita di un ragazzo? Cosa ti lascia in più rispetto ad una normale società? 
“Il mio percorso nel Team Ticino è cominciato con l’Under 15 nel girone di ritorno, essendo stato contattato dalla società nel mese di dicembre. Prima militavo nel Raggruppamento Mendrisiotto B, dove il livello era leggermente inferiore. Ad ogni modo credo che il Team Ticino sia la miglior rampa di lancio per i giovani del nostro Cantone. La serietà con cui vengono programmate le diverse stagioni calcistiche da parte di tutto lo staff permette ad ogni ragazzo di crescere in un ambiente unico e professionale. La selezione, inoltre, consentono di mettersi alla prova con altri coetanei che disputano il miglior campionato di categoria. Oltre all’aspetto calcistico il Team Ticino si è sempre dimostrata una società comprensiva nei confronti di noi giovani. In caso di problemi scolastici o personali si veniva esentati senza problemi dalle sedute di allenamento.”
Poi sei stato acquistato dal Chiasso…che ambiente hai trovato la scorsa stagione al Riva IV e, a livello personale, perché pensi sia stato difficile imporsi? 
“Per un giovane entrare nel mondo del calcio professionale non è mai semplice. Si hanno un sacco di preoccupazioni, si cambia stile di vita e la paura di non essere all’altezza spesso la fa da padrone. A Chiasso, però, devo essere sincero, fin dal primo allenamento la squadra si è dimostrata molto aperta nei confronti di noi giovani. Ognuno chi ha sempre dato una mano: venivamo incoraggiati in caso di errore ed elogiati quando riuscivamo in una bella giocata…questo ci aiutava un sacco!
Una volta terminata la preparazione estiva sinceramente pensavo di dover iniziare il mio percorso con la U21 del Team Ticino, invece il Chiasso, credendo in me, mi ha sottoposto a metà luglio il mio primo contratto da professionista. Da quel giorno ho continuato ad allenarmi costantemente, dando sempre il massimo. Consapevole che non sarebbe stato facile trovare spazio in Challenge League, ho cercato di farmi notare il più possibile nelle partite amichevoli trovando piu volte la via del gol. Dopo la rete contro l’Atalanta, ho debuttato il 22 novembre al Riva IV contro il Bienne, partita terminata 2-2. Ho giocato 65 minuti una sfida molto dura… arrivavamo da una brutta sconfitta in campionato contro il Lugano e dunque dovevamo riscattarci. Ma sono contento di quella mia prestazione: sono riuscito ugualmente a dare un contributo positivo alla squadra. Per il resto della stagione non ho trovato molto spazio. Essendo giovane imporsi non è stato per nulla semplice, anche a causa del nostro andamento altalenante in campionato. Ma ho continuato a lavorare duramente e a testa bassa, fino a ritagliarmi spazio anche all’ultima giornata a Le Mont, quando sono entrato a 10 minuti dal termine dell’incontro.”
Ora ti trovi a Mendrisio, società che può permetterti di crescere da “titolare”, cosa cambia tra Challenge e Prima Lega? Quali sono le principali differenze? 
“Le principali differenze che ho notato tra le due categorie sono senza dubbio la velocità di gioco, sia  nel giro palla che nella velocità ed intensità del movimento dei giocatori. In Prima Lega puoi permetterti di fare quel tocco in più per preparare al meglio la giocata, in Challenge ciò non è possibile: devi pensarci prima e comportarti di conseguenza. Altro aspetto da considerare è quello fisico. Come detto in precedenza, in Prima Lega, essendoci una velocità di gioco inferiore rispetto alla Challenge lo scontro fisico è molto più frequente. Questo è un aspetto sul quale devo ancora migliorare molto. Per il resto il divario tra le categorie non è così elevato, disputare il campionato di Prima Lega è un’ottima opportunità per farmi le ossa e per crescere.”



A Chiasso i mister ti utilizzavano come attaccante, Gatti ora ti impiega come centrocampista. Tu dove ti vedi? 

Personalmente non ho mai avuto un ruolo ben definito. Fin da piccolo mi sono sempre adattato alle scelte dei mister. Ho iniziato il mio percorso nel Team Ticino come attaccante esterno, poi ho retrocesso la mia posizione a terzino per alcune partite, fino a diventare centrocampista centrale nelle ultime sfide con la Under 18. Una volta arrivato a Chiasso ho scelto di tornare attaccante, un ruolo dove avrei potuto spaziare, divertirmi e giocare con spregiudicatezza vista la mia giovane età.
A Mendrisio, invece, mister Gatti ha preferito utilizzarmi come centrocampista. Inizialmente ho trovato alcune difficoltà perche non mi ritrovavo nei meccanismi della squadra ma, una volta integrato al cento per cento, ho acquisito fiducia. In ogni caso per me non è importante il ruolo, bensì giocare, dare sempre il 100% e fare in modo che i miei compagni possano trarre beneficio dalle mie prestazioni.
Tornando un attimo al Chiasso. Dopo una partenza perfetta, la squadra è entrata in una lunga crisi di risultati, dalla quale sembra uscire solo ora. Per quali motivi secondo te? 
“Avere dei periodi di crisi durante una stagione secondo me è normale. Inoltre la squadra è stata scombussolata da diversi cambiamenti sia per quanto riguarda i giocatori sia a livello di staff tecnico. L’arrivo di mister Camolese non l’ho vissuto in prima persona in quanto la mia cessione a Mendrisio è concisa casualmente con la rescissione contrattuale di Mister Schällibaum. Per questo motivo, non vivendo la situazione all’interno del gruppo, non sono in grado di capire quali siano state le cause di questo periodo negativo. Ad ogni modo ho piena fiducia nei miei compagni e, per quanto li conosco, sono sicuro che saranno in grado di continuare sulla falsariga delle ultime settimane. D’altronde sul campo, anche nelle sconfitte, hanno sempre dimostrato di non essere inferiori a nessuno.”
Cosa pensi bisogna migliorare a Mendrisio per centrare le finali, obiettivo dichiarato dalla società? 
“Abbiamo tutte le carte in regola per centrare questo traguardo. Siamo un grande gruppo, molto affiatato e supportato da un ottima società. Dobbiamo cercare di lavorare sempre al cento per cento, concretizzando il più possibile le occasioni che ci capitano sottoporta, eliminando talvolta errori stupidi. Dopo un periodo non troppo positivo nel girone di ritorno, ora siamo tornati sulla strada giusta. Ci manca solo un po’ di continuità.”
Il tuo obiettivo personale a breve e lungo termine? E, perché no, il sogno nel cassetto?
“A breve termine punto a ritagliarmi un posto da titolare in squadra, così da acquisire fiducia e poter migliorarmi costantemente sotto ogni aspetto. A lungo termine invece vorrei tornare a Chiasso e riuscire a scendere in campo con costanza. Solo a quel punto, cercando di mettermi in mostra, potrei magari ricevere un giorno un’offerta da un club che milita in un campionato più prestigioso.
Il mio sogno? Riuscire un giorno a vivere di calcio. Non mi interessa guadagnare milioni, non chiedo mica la luna. Vorrei solo riuscire a mantenere la mia futura famiglia, condurre un buono stile di vita e rendere orgogliose tutte le persone che hanno sempre creduto in me e mi hanno sempre sostenuto.”

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