Dragan Mihajlovic, il jolly inaspettato

scritto da Claudio Paronitti

Lui, la Super League l’aveva già conosciuta quando vestiva la maglia del Bellinzona. Con i granata è rimasto sei stagioni, poi è passato al Chiasso e, al termine della passata stagione, l’approdo alla corte di Angelo Renzetti gli ha fatto fare il secondo salto di categoria

Sin da subito, Dragan si dimostra un ragazzo intelligente e propositivo verso tutti. La sua duttilità sul campo di gioco fa di lui un calciatore su cui poche altre società possono contare. Nelle sedici partite disputate tra luglio e dicembre – tre volte è subentrato e una volta è stato sostituito – ha totalizzato 1’185 minuti di corsa ininterrotta su e giù per la fascia. Ha visto il cartellino giallo per tre volte, il che lo pone in zona diffida nelle prossime partite per un eventuale turno di squalifica.

Di ruolo centrocampista offensivo, Mihajlovic riesce ad adattarsi a calcare più zolle del prato verde. Quest’anno è infatti stato chiamato in causa per farsi trovare presente come terzino destro (la maggior parte degli incontri), ma anche per sopperire alle varie assenze là davanti. Nella città di confine lo schieramento della squadra lo metteva nelle condizioni di partire come esterno alto per poi accentrarsi e andare al tiro. Non è un caso se i suoi gol alla fine della stagione 2015-2016 sono stati quattro (su 37 tiri scagliati verso la porta avversaria) in 31 partite.

Negli schemi di Andrea Manzo, il jolly svizzero di origini bosniache è stato utilizzato sulla fascia destra dei quattro di difesa. Inizialmente si poteva pensare a una mossa azzardata, ma la duttilità, unita all’intelligenza tattica e alla forza di volontà, hanno fatto sì che Dragan acquisisse sempre più fiducia nei suoi mezzi e diventasse in poco tempo un punto fermo. È questa la caratteristica che piace al tifoso bianconero, ossia un calciatore che dà tutto per la maglia per cui gioca ed esce con la stessa sudata dopo novanta minuti di battaglia.

VOTO – 4,5

PUNTATE PRECEDENTI

“Andrea Manzo, il tecnico sempre in bilico”

“Mirko Salvi, la saracinesca fatta persona”

“Francesco Russo, la riserva di lusso”

“Simone Belometti, la gioventù che avanza”

“Goran Jozinovic, il terzino imprescindibile”

“Fulvio Sulmoni, il ritorno del figliol prodigo”

“Vladimir Golemic, la diga silenziosa”

“Steve Rouiller, l’affidabilità del centrale”

“Orlando Urbano, il baluardo dimenticato”

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