“Nel 1974 Roger Cohannier aveva assunto la presidenza del Servette FC. Questo distinto signore di mezza età, con una crescente calvizie, non aveva fatto mistero di voler portare in alto i Grenats. Ma per i primi due anni di mandato il suo collega zurighese Edi Naegeli (che rimarrà in carica dal 1957 al 1979, anno della sua improvvisa morte) aveva avuto decisamente la meglio. Ora, nella sede del Servette, dopo la comunque positiva stagione 1975-1976, avevano pensato di potenziare ancora di più l’organico. Al tecnico Sundermann non era stato rinnovato il contratto. Una scelta un po’ difficile verso un ex-giocatore ed un ex-allenatore giocatore del club. La svolta la si era decisa e non si sarebbe più tornati indietro. Al suo posto fece ritorno Peter Pazmandy, classe 1938, un ungherese rimasto in Confederazione nel 1956 dopo i fatti di Budapest. pazmandy quell’anno si trovava in Svizzera con la nazionale juniores ungherese ed assieme ad alcuni suoi compagni defezionò decidendo di non rientrare nella turbolenta Ungheria. Cohannier lo andò a prendere dai rivali cittadini dello Chenois nell’estate del 1976 dove aveva allenato nelle ultime sette stagioni. Pazmandy quindi ritornava da tecnico al Servette dopo avervi militato in precedenza da giocatore negli anni sessanta. E la nuova era targata Pazmandy incominciò subito a vedersi. Il primo banco di prova della nuova stagione estiva era la Coppa delle Alpi. Il tocco danubiano e mitteleuropeo del calcio targato Pazmandy, altro non era se non un erede della grande tradizione ungherese di vent’anni prima interrottasi bruscamente con i fatti di Budapest che significarono inoltre la parola epilogo per la Honvéd e la leggendaria nazionale magiara di Puskas e compagni”.
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