Calcio svizzero: e se arrivassero i cinesi…?

scritto da Flavio Ferraria

In questi giorni di festa si è fatto un gran parlare di Cina e di imprenditori cinesi, ma soprattutto di calcio cinese. Cifre faraoniche che fanno e faranno sbaragliare il mercato calcistico da oggi nei prossimi anni, spostando i migliori giocatori dal Vecchio Continente a quello asiatico.
In molti criticano: troppi denari, uno scandalo. Tuttavia il mercato è libero, così come l’economia. Se nessuno mette delle regole – tetto ai salari? Un vero fair play finanziario? – tutti cercheranno di portare acqua nel proprio pozzo. Centinaia di milioni di Euro, di dollari. I cinesi a livello politico puntano sul gioco più conosciuto e amato al mondo. Nelle scuole si insegna solo calcio (rigorosamente senza h): matematica, scienze e storia persino quella degli anni di Mao restano sullo sfondo.
I cinesi vogliono vincere la Coppa del Mondo, magari organizzata da loro, e per questo reclutano giocatori europei e allenatori vincenti. Quelli cinesi devono imparare. Giocatori europei, sì, non tanto di primissimo ordine. Infatti Cristiano Ronaldo ha declinato l’invito: “I soldi non sono tutto nella mia vita.”, ma solo perché andare in Cina in questo momento, per lui, è ancora troppo presto. Allora puntano su giocatori medi (Witsel) o a fine carriera (Tevez).
L’espressione “spesa=vittoria” non è sempre valida. I milioni di Euro devono essere impiegati al meglio, da persone competenti. Oggi in Cina ci sono allenatori conosciuti, Lippi su tutti, ma non esistono dei veri professionisti del “calcio”. I presidenti prendono e comprano senza nessuna regola.
Qualche pezzo grosso dell’industria cinese forse ha capito che farebbe meglio a uscire fuori dal confine della sua Nazione e investire dove il calcio conta di più. Dove può esistere un ritorno, dove si può prendere una squadra con un “brand” importante. Ecco fatto. La Milano calcistica è stata “invasa”. Inter e Milan si preparano a fare la concorrenza alla Juventus. Così per qualche club inglese e perché no, notizia di qualche mese fa anche in Portogallo.
E in Svizzera? Qualità della vita, economia sicura, calcio tranquillo, buona risposta di pubblico. Ingredienti interessanti per gli imprenditori di Pechino e di altri agglomerati. Un business composto da giocatori pronti per vincere da una parte e giovani da lanciare dall’altra.
So con certezza che due gruppi di imprenditori, uno di Quingaj e un altro di Hubei hanno sondato il terreno. Fatto riunioni, svolto ricerche di mercato.
Il primo gruppo si è defilato dopo poco. Il suo scopo era la costruzione di uno stadio. Un bel problema in Svizzera dove gli stadi ci sono: belli e funzionali. Questi imprenditori  hanno preferito proseguire in questo tipo di lavoro, in Africa, con la collaborazione di alcune Federazioni africane.
L’altro, addirittura con staff tecnico già nel pacchetto, al momento sta riflettendo. Per loro, come detto sopra, importante è il “brand”. I cinesi nella Confederazione puntano su piazze importanti Basilea, Zurigo, Ginevra e Lugano, scartando pensate un po’, la capitale: Berna. Valli a capire questi cinesi…