Falcao, “El Tigre” rinato a Cornaredo

scritto da Simone Morandi

Lugano, sabato 2 luglio 2016: è un caldo pomeriggio di inizio estate e, dopo alcune trattative familiari – di cui tutti gli appassionati di calcio saranno ben consci – convinco la mia ragazza a seguirmi a Cornaredo, per la “prima” stagionale del Lugano 2016/17, con un mister seduto in panchina ma ancora “ad interim”, e una squadra tutta da costruire, con un Alioski incupito e non in campo, ma bensì seduto a pochi seggiolini da me (la sua permanenza era tutt’altro che certa).

Ulteriore incentivo a rinunciare al fresco del lago, il fatto che la prima amichevole vedeva i bianconeri confrontati ad una squadra non certo di second’ordine: i biancorossi del AS Monaco, in Svizzera per una serie di allenamenti e amichevoli.
Ritirato il mio primo – eh sì – accredito in qualità di collaboratore di Chalcio.com, salii in tribuna e fui subito incuriosito da un drappello di una ventina di rumorosi tifosi e tifose colombiani, tutti dotati di “camiseta” della nazionale: e che ci fanno qui? Pensai un po’ ingenuamente; già, perchè tutto mi riportava alla mente il Monaco, tranne che il vero motivo per cui quei tifosi erano lì: Radamel Falcao, “El Tigre”.
Sconfortato dalle immagini desolanti delle sue opache stagioni al Manchester United prima e al Chelsea poi, avevo perso interesse per Falcao, finendo per non notare il suo ritorno al Monaco al termine della stagione; a dirla tutta, ero in realtà dispiaciuto di non poter vedere dal vivo due dei portoghesi militanti tra le fila dei monegaschi e che personalmente adoro: Joao Moutinho e Benardo Silva, l’uno impegnato a vincere l’Europeo con la sua nazionale, l’altro infortunato.

La mia attenzione, più che su Falcao, era focalizzata su Raggi, difensore centrale che dalla provincia italiana si era trasferito con ottimi risultati sulla riviera francese, e su Ivan Varone, neo acquisto del Lugano e al debutto con la maglia bianconera; incurante però della mia disaffezione, “El Tigre” era lì, a sudare sotto il sole di Cornaredo, con un rinnovato look da bravo ragazzo e con la voglia, ritrovata, di correre e dannarsi l’anima con la maglia della squadra che tante gioie gli aveva regalato solo un paio di stagioni prima.
E in prossimità della fine del primo tempo, eccolo là, il guizzo, il movimento del campione: cross proveniente da destra, Falcao, spalle alla porta, controlla appena dentro l’area, fa “perno” sul difensore e si gira quel tanto che basta per piazzare un sinistro chirurgico sul palo opposto.
Dedicato ai tifosi colombiani festanti in tribuna, anche se io posso vederlo, “El Tigre”, che guarda verso di me e mi dice “è anche per te”; già, per me, e per tutti quelli che, a torto o a ragione, avevano smesso di credere in lui; e di ragioni ce ne aveva date tante il buon Radamel, nei due anni passati in premier, facendo scendere in campo la controfigura triste di se stesso: 4 gol in 29 partite con i “Red Devils”, 1 (uno!) solo in 12 nella stagione più deludente della storia recente dei “Blues” di Londra.

Oggi i numeri di Falcao sono musica per i tifosi del Monaco e non solo: 14 reti in 17 incontri di Ligue 1, con la squadra al primo posto in solitaria dopo il 3-0 rifilato al Nizza sabato scorso, col contributo decisivo di una sua doppietta; 4 gol nei 5 incontri di Champions disputati, con i monegaschi primi nel girone con ampio margine e proiettati ad un ottavo di finale intrigante ma non impossibile col Manchester City di Guardiola.

Falcao è rinato, lo dicono i numeri e il sorriso ritrovato – insieme alla nazionale, dopo esattamente 1 anno – e, perdonatemi, mi piace pensare che tutto sia (ri)cominciato proprio quel pomeriggio di luglio a Cornaredo: bentornato Tigre!