Giona Pifferi, il FC Chiasso e l’intervista immaginaria

scritto da Davide Perego

Per cercare di capire meglio il mondo del calcio ho pensato di partire dalla lettura di un interessante saggio di 178 pagine grazie al quale si cerca di approfondire meglio il ruolo dell’uomo, oggi, nella vita sociale. Mi ha colpito in particolare una nota sociologica che dimostra quanto l’uomo sia cambiato esteriormente nel suo mostrare la virilità: la scomparsa di baffi e bastone. Due simboli di mascolinità caratteristici nell’uomo fin dagli inizi dal Novecento. Non so a voi, ma quelle figurine con i protagonisti del calcio in barba e baffi hanno segnato il mio tempo. Oggi si mostrano tatuaggi, muscoli e petti depilati. Secondo alcuni ricercatori universitari il gesto di toccarsi i baffi è stato sostituito da un altro automatismo: un leggero dondolio sulle gambe. La scomparsa del bastone è il rifiuto della vecchiaia come stato di autorità. In una società di eterni adolescenti, nessuno vuole più mostrarsi debole e bisognoso di un sostegno. In questi giorni, forte del legame nato tramite questo sito con l’ex DG e Presidente del La Chaux de Fonds Flavio Ferraria, ho potuto accostare la sua storia, i suoi successi ed i suoi timori nei riguardi di uno sport meraviglioso con il quale l’uomo riesce ad identificarsi per dare sfogo alle proprie necessità, con quella dell’ormai ex Presidente del FC Chiasso Giona Pifferi, oppure ho giocato a farmi un’idea delle reali motivazioni che hanno portato il nuovo DS del FC Sion Marco Degennaro a mettere in gioco il proprio futuro in un club professionalmente traballante come quello vallesano dopo essersi fatto le ossa in società che facendo leva  su stabilità e coerenza sono riuscite ad ottenere i risultati sportivi prefissati.
Ne sono emerse valutazioni profondamente contrastanti che prese di petto varrebbero come un monito a cambiare aria ed appassionarsi di cose più serie. Tuttavia per quelli come noi c’è poco di più serio del calcio in questi giorni tristi nei quali l’uomo sta distruggendo a piccoli passi il pianeta e il significato dell’esistenza stessa.

Non ho minimamente idea di quanto possano resistere quelli come Flavio e Giona lontani dal mondo del calcio. La loro resa, pur motivata da eventi differenti, andrebbe letta come un taglio di baffi, una rinuncia al bastone, ma al tempo stesso un rifiuto ai nuovi status economici e sociali che si nascondono nell’ingresso di alcuni personaggi nel mondo del calcio. Un mondo sempre più simile a quello marcio e incancrenito della politica dove il calciatore si ritrova più o meno inconsapevole oggetto di trame che nulla hanno a che vedere con lo sport. I giornali sono diventati marchette per giovincelli senza scorza cresciuti alla scuola dei reality e del calcio visto in TV senza aver mai calciato un pallone o respirato il sudore di uno spogliatoio.

“Posso garantire che non ho rilasciato dichiarazioni o altro… le mie frasi sono state inventate e quindi  puoi immaginare il livello di professionalità! A quelli che mi hanno chiamato ho risposto declinando commenti o interviste per il bene del FC Chiasso. Ora faccio come Rocky: ascolto, incasso e magari poi affonderò……  con queste nuove idee io veramente non c’entro……. “

Nell’intervista  che non c’è con Giona Pifferi avrei iniziato dando voce a questo pensiero sussurrato nel bel mezzo di un quadro mozzafiato in uno dei week-end passati a sciare e ciaspolare all’aria fresca.

Però, fossi stato Pifferi avrei dato voce ai miei sentimenti almeno con un comunicato stampa e se fossi stato Pifferi lo avrei scritto in questo modo:

“Amo il FC Chiasso ma non so se potro’ fare ancora qualcosa per il club.  So solo, come diceva Marotta, che ci siamo trovati con una prateria bruciata, ci abbiamo messo la faccia e le risorse, successivamente promozione e costruzione di questo magnifico gruppo. Ho instaurato i rapporti con Mendrisio, Balerna e Morbio….. ultimamente qualcuno invece se ne fregava troppo senza capire quanto fosse importante per la regione e per il FC Chiasso migliorare queste sinergie….. Ora lascio la squadra in quella posizione di classifica: se mi guardo indietro mi rendo conto di quante cose belle sono state fatte in questi due anni e mezzo e ….. i messaggi di stima verbali o scritti che ho ricevuto me l’hanno confermato: sono comunque cose positve.
Ho fatto il raccatapalle, ho giocato un anno negli allievi C, ho fatto il dirigente e il Presidente… per il FC Chiasso ho dato un po’ della mia anima e sono un po’ dispiaciuto, ma nel contempo felice, per le esperienze vissute. Il calcio è lo sport piu bello del mondo, regala emozioni e delusioni, quindi tutto regolare.”

Detto questo, senza perdere di vista il concetto che ai giorni nostri il calcio non è soltanto un gioco per far divertire grandi e piccoli, servirebbe che un po’ tutti ci si adoperasse per tenerlo il più pulito possibile. Recentemente sono stato al Camp Nou. Ho visto entrare allo stadio 75000 persone in meno di un’ora. Si entra nel tempio del calcio con la stessa modalità con la quale si accede alla metropolitana. I ragazzi entrano con il casco al braccio. Nessuno controlla cos’hai nello zaino. E’ solo un flash che ha avuto la proprietà di portarmi indietro nel tempo a quando tutto era migliore. Nel blindare le città per una partita di calcio trovo il declino della nostra società. Lo stesso vale nel frenetico mercato dei calciatori. Nell’usa e getta di protagonisti e dirigenti. Nella scomparsa di baffi e bastone. Continuerò a voler bene a quelli come Flavio che non si vergognano di raccontare ciò che è stato buono e potrebbe tornare ad esserlo. Un po’ come questo episodio che ci ha raccontato due settimane fa.

“Il 4 gennaio mi hai fatto venire un crampo allo stomaco quando aprendo il sito ho visto Fermino con la maglia della CHAUX.
Andai io a prenderlo a Vaduz: stava facendo la prova e avrebbe dovuto firmare il contratto con il club del Liechtenstein. Lungo la strada di ritorno tra la capitale del Principato e la Chaux – quattro ore di auto – lo entusiasmai così tanto che passammo in sede e firmò il contratto per noi a mente fredda.
Col senno di poi, per lui non fu la scelta migliore: non eravamo dei veri formatori di giovani”.

Chissà, mi chiedo, quanti ne avrebbe anche Giona Pifferi da raccontare…..

DP

1 commento

Anonimo
Anonimo 1 Febbraio 2011 - 17:08

interessante e nostalgica

I commenti sono chiusi

Leggi anche questi...