Hanno ragione, sono ignorante e non me ne vergogno, ma sono onesto..

scritto da Walter Savigliano

Hanno ragione, sono ignorante. Non mi vergogno.

Sono cresciuto a Scampia: papà lavorava anche 18 ore al giorno per garantirci una vita quasi normale. Poi una leucemia fulminante lo ha stroncato in due mesi. Aveva 29 anni, mia mamma 27 e io quasi 10. Sul letto di morte teneva stretto i miei 3 fratelli, tutti più piccoli. Stavo sulla porta, cercavo di non piangere. Da lontano mi ha fatto un cenno con la mano: diventavo il capofamiglia, altro che studiare. E infatti sbaglio i congiuntivi.

Comunque, senza lo stipendio di papà siamo precipitati in miseria. Per mesi la mia cena è stata latte e pane duro. Saremmo finiti in braccio alla camorra, sempre in cerca di manovalanza, senza due miracoli.

Mia madre prese a fare le pulizie nelle case: le davano 6 euro l’ora. E non si fermava mai. Io col pallone ci sapevo fare: a 14 anni dalla squadra di Scampia passai al Napoli. Mamma diceva: “Ho sognato papà, aveva ali grandi. Dice di stare tranquilli: diventi calciatore”. Non è stato semplice. In estate facevo i tornei dei quartieri, girano parecchi euro. Partecipano calciatori veri, persino i campioni. La promessa fatta a papà mi dava forza: ho la sua faccia tatuata su un fianco. A 16 anni il Napoli mi passava 500 euro al mese. A questo si aggiungeva l’aiuto del mio procuratore, Paolo Palermo. Poi divento capitano della Primavera: Mazzarri mi porta in ritiro e quando vede che corro con le scarpe tre numeri più grandi, dà dei soldi al massaggiatore e gli dice di accompagnarmi in paese per prendermi quelle che preferivo.

Il resto è frutto di sudore e ancora sudore.
Sarò anche ignorante, ma onesto.”

Armando Izzo

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