Il calcio accoglie i rifugiati, lo dice anche Valon Behrami

scritto da Pier Luigi Giganti

Nell’ambito del programma di sensibilizzazione “Football welcomes refugees” lanciato da Amnesty International e tendente a dimostrare quanto il calcio possa essere importante per i giovani rifugiati, s’inserisce l’interessante video-intervista fatta a Valon Behrami dal Guardian.

Chalcio ve la propone in versione integrale e in lingua originale a questo LINK.

Ecco alcuni dei passaggi più interessanti della confessione del nazionale svizzero, che gioca a partire dalla scorsa stagione con il Watford.

In merito al suo trasferimento in Svizzera, il 32enne ricorda: “Kosovo e Svizzera sono le due parti fondamentali della mia vita. Io ho viaggiato molto per la mia professione (Svizzera, Italia, Inghilterra, Germania) e ho capito come il calcio, lo sport in generale, siano fondamentali per la tua integrazione. Sono nato a Mitrovica, in Kosovo, e a quattro anni, visto che la situazione stava degenerando, mio padre decise che ci dovevamo trasferire. Arrivai in Svizzera in bus una notte freddissima di dicembre e per i primi due mesi io e mia sorella non facemmo altro che piangere.”

Il passaggio più drammatico della confessione di Behrami è quello legato all’escalation del conflitto in Kosovo: “In Svizzera eravamo sicuri, ma c’era preoccupazione e tristezza per il resto della famiglia che era ancora in Kosovo. Mio zio e mio cugino vennero uccisi: tentarono di scappare, ma al confine i maschi furono divisi dalle femmine e assassinati di fronte ai loro cari, un’atrocità terribile.

Il giocatore racconta poi la sua iniziazione sportiva in Ticino: “Il mio primo sport fu l’atletica: mi piace correre ancora adesso. Poi un mio amico mi chiese se volessi andare a giocare a pallone con lui, accettai e nella mia prima partita segnai due reti e provai una gioia incredibile. Queste attività furono fondamentali per la mia integrazione nel mio nuovo paese: addirittura quando fummo avvertiti che dovevo lasciare la Svizzera perché il mio permesso di soggiorno era scaduto, la società atletica del mio paese (Ligornetto) raccolse le firme per aiutarmi a rimanere: fu incredibile e meraviglioso allo stesso tempo!”

Due anni dopo Behrami ricevette il passaporto svizzero e nel novembre del 2005 segnò la rete decisiva per la qualificazione della Nati a Francia 2006. “Quel gol e la mia successiva carriera in nazionale sono un modo per ripagare la Svizzera, la nazione che mi ha dato l’opportunità di arrivare fin qui”, conclude l’ex giocatore di Stabio, Chiasso e Lugano.