Il weekend delle (in)certezze: o forse no?

scritto da Davide Perego

Il lungo weekend mi ha dato un paio di certezze. In realtà sono tre, ma quella che il calcio ticinese stia andando un po’ alla deriva e necessiterebbe di correttivi, vorrei discuterla in un altro momento sperando che sia solo una questione di “sfiga”, così come è stata definita da alcuni dirigenti.

Magari poi, chi ha meno colpe, o forse non ne ha proprio (Renzetti), se le assume tutte per il quieto vivere ed è gesto che ne nobilita il proprio coinvolgimento in un mondo che sta cambiando velocemente.

Leggevo oggi che verrà un giorno in cui a calcio potranno giocare solo pochi eletti. A prendersi la briga di gestire una società, lo farà solo chi riuscirà a remunerare un investimento economico. Forse una semplice opinione di un acuto giornalista che però possiede una visione complessiva sul movimento che raccoglie segnali che si stia viaggiando verso quella direzione. Un certo tipo di calcio richiede risorse che non tutti posseggono e forse – anche ad esempio nella vicina penisola – questo non è più lo sport di massa tradizionale.

In attesa di capire se le cose andranno a precipitare, ci godiamo un paio di soddisfazioni. La prima arriva da oltre Gottardo dove il Winterthur ha spazzato via dalla competizione il blasonato San Gallo. Cosa ce ne fregherà poi a noi di quello che accade alla Schützenwiese? Ci interesserà eccome, almeno fino a quando piazze così affamate di calcio continueranno ad esistere e farci accapponare la pelle. Questione di cultura e di attaccamento che però – cari miei – sono il frutto di una politica sociale e territoriale che in altre piazze sono solo spot elettorali. 2480 spettatori al Letzigrund per vedere Grasshopper – Servette e 8000 a Winterthur per l’arrivo del San Gallo – a pochi chilometri di distanza – devono per forza stimolare un po’ il cervellino.

La seconda certezza ce l’ha data David Stojanov. Di cui francamente, ne apprezziamo esclusivamente le gesta sportive, non trattandosi di un nostro amico o di uno della redazione. Nemmeno di un parente del quale riuscire ad apprezzare anche le qualità umane che certamente come tutti noi possiederà. Il bomber macedone ha infiammato il Comunale di Bellinzona. Lo ha rianimato. Lo ha fatto con le armi di cui dispone e lo ha fatto ancora una volta da incomprensibile emarginato. Uno dei goal probabilmente più significativi di tutta la sua carriera, arrivato in un contesto emotivo che immaginiamo avrebbe annientato lo spirito di chiunque altro buttato dentro a giochi fatti. Un gran goal. Un grande campione che sembriamo non essere in grado di meritarci.

E queste, sono le due certezze con le quali abbiamo salutato un catastrofico weekend di risultati.

Leggi anche questi...