Intervista a Mattia Bianchi, preparatore del FC Chiasso ex Team Ticino

scritto da Walter Savigliano

Mattia Bianchi è una vecchia conoscenza del Team Ticino, oggi nello staff di Mangiarratti nel F.C. Chiasso.

Ci parla di un aspetto sempre più importante nel calcio: la preparazione atletica, una materia molto complessa.
* Quanto è importante oggi la preparazione fisica nel calcio?
La preparazione fisica nel calcio di oggi è un fattore, secondo me, fondamentale, da cui non si può prescindere. Il ritmo del gioco diventa sempre più veloce, aumenta il numero dei duelli in partita e aumenta il numero di competizioni da affrontare durante una stagione. Alcuni giocatori professionisti di alto livello arrivano a giocare più di 50 partite in un anno e, per farlo nel migliore dei modi, bisogna avere un’ottima preparazione atletica, specifica e generale.
* Cosa serve maggiormente ai ragazzi nella fascia d’età del Team Ticino?
Con ragazzi giovani, compresi in una fascia d’età come quella del Team Ticino, l’aspetto principale su cui lavorare è quello di uno sviluppo armonico delle capacità coordinative e condizionali: non si cerca di dare un accento su un aspetto piuttosto che un altro, perché abbiamo a che fare con ragazzi con un’età ancora in fase evolutiva. Si parte con aspetti più coordinativi per i ragazzi in età U15 per poi passare allo sviluppo delle capacità condizionali – tra cui resistenza, velocità e forza – in U16 e maggiormente in U18.
* Utilizzi nel tuo lavoro la tecnologia? Se si quale?
La tecnologia nel nostro lavoro è diventata quasi fondamentale e può dare un aiuto enorme al preparatore, ma non dobbiamo credere di poterla sostituire all’esperienza da campo. Io la utilizzo molto, a partire dai sistemi di analisi del carico interno ed esterno dell’allenamento (cardiofrequenzimetri e sistemi Gps) fino ad arrivare ad apparecchiature che si utilizzano sul campo per lo sviluppo di alcuni mezzi di allenamento.
* Con un’ottima preparazione si può sopperire a dei limiti tecnici?
Penso che purtroppo un’ottima preparazione non possa sopperire a dei limiti tecnici. Se hai una squadra che corre tanto, più degli avversari, ma non sa trasmettersi la palla in modo efficace difficilmente vinci. Il discorso è invece diverso quando si parla del singolo: moltissimi giocatori hanno costruito una carriera importante puntando sulle proprie qualità fisiche piuttosto che quelle tecniche (un esempio su tutti è Gattuso); la determinazione e la volontà di lavorare in modo meticoloso sul proprio fisico, fuori e dentro al campo, può alla lunga fare la differenza, a discapito di qualità tecniche sotto la media.
* Quali requisiti servono per essere un buon preparatore?
Non ho purtroppo la ricetta del buon preparatore, quello che però posso dire è che secondo me chi vuole intraprendere questa strada deve essere assolutamente preparato sulla materia, non può permettersi di essere poco credibile o mostrare insicurezza su quello che propone; deve essere curioso e cercare di aggiornarsi sempre; deve avere buone capacità relazionali (interagire con i giocatori non è sempre così facile al giorno d’oggi); deve avere una buona personalità, bisogna sempre ricordarsi che noi siamo quelli che fanno correre la squadra e se non si accetta di non essere sempre visti bene non si può fare questo lavoro.
 • Come hai accennato hai il compito ingrato di far correre i nostri ragazzi. Sei “odiato” per questo?
Saremo sempre “odiati” noi preparatori per quello che facciamo fare sul campo, ma sta a noi far passare il messaggio e l’importanza del lavoro che proponiamo, senza però dare troppe giustificazioni: i ragazzi sanno che devono lavorare anche per migliorare le loro qualità fisiche e quando i progressi dimostrano loro che tutto quello che facciamo porta a risultati importanti allora diventa tutto più facile anche per noi.

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