La storia della nazionale 5: il calcio rossocrociato ai tempi della guerra

scritto da Walter Savigliano

Nazionale 1939

Dopo il buon mondiale, l’attività riprende e per la prima volta si decide di attuare una sosta invernale. L’ASFA, dopo due giornate di campionato, in vista dell’interruzione per la Festa del Ringraziamento, organizza una trasferta a Dublino contro l’Irlanda, già incontrata con risultati alterni, ma non certo un avversario tra i più difficili. Nonostante ciò, arriva una scoppola, un 4-0 frutto di tre gol nei primi venti minuti e di una prestazione insoddisfacente. Non mancano le attenuanti, la squadra raggiunge Dublino 24 ore prima della partita dopo una burrascosa attraversata del Mare d’Irlanda, in più si è trovata senza il Commissario Tecnico, poiché Karl Rappan ha deciso di dedicarsi anima e corpo al Grasshoppers. Lo sostituisce una triade guidata da Müller, che schiera ben sei giocatori proprio delle Cavallette e quattro del Servette, con il solo Amadò a tenere alto il vessillo del calcio ticinese. A novembre 1938, i Rossocrociati sono chiamati a un doppio appuntamento, a distanza di due settimane. A Losanna, dopo un gol giustamente annullato nel primo tempo a Georges Aeby, Paul Aebi (unico giocatore non appartenente al duopolio Grasshoppers-Servette) segna il gol vittoria al Portogallo, l’avversario della partita di qualificazione mondiale, in una battaglia davanti a un pubblico folto.

Quattordici giorni dopo si viaggia a Bologna, senza Trello Abegglen che dà forfait mentre l’Italia schiera i campioni del mondo, eccezion fatta per Piola e Meazza. Non è un incontro difficile per gli Azzurri, che si aspettavano una Svizzera più agguerrita dopo la bella figura in Francia: non che l’Italia la surclassi, ma non fa fatica a batterla. Segna Colaussi, con un pallonetto che scavalca Huber, il raddoppio arriva con un autogol rocambolesco di ginocchio di Minelli, dopo che il tiro di Colaussi era rimpallato sulla gamba di Springer. Nel febbraio del 1939, la nazionale viaggia verso il Portogallo, attraversando una Spagna devastata dalla guerra civile appena terminata. La squadra alloggia a Burgos, quartier generale dei franchisti usciti vincitori del conflitto, per poi raggiungere Lisbona. Si gioca allo stadio José Manuel Soares, ed è la giornata di Georges Aeby, che segna una doppietta nel primo tempo, concluso 2-1 con una bella prova di una difesa inedita, con gli esordienti Ballabio in porta e Sauvin terzino (ma per quest’ultimo sarà l’unica presenza). Nella ripresa, pareggiano i lusitani, ma poi arrivano i gol di Bickel e Sydler. Ballabio difende i pali del Grenchen, sorpresa del campionato, secondo a pari merito col Lugano dietro al solito Grasshoppers.

La vittoria di Lisbona dà il via a un anno solare, il 1939, davvero d’oro: su sei partite giocate arrivano cinque vittorie e un pareggio. Dopo l’annullamento della Coppa Internazionale, coi venti di guerra e l’incertezza sulla disputa di giochi olimpici ad Helsinki nel 1941 (dopo l’annullamento di quelli di Tokyo 1940 per la guerra sino-giapponese), ci sono solo amichevoli. Vediamole: ad aprile, arriva ad Hardturm un cliente scomodo come l’Ungheria, ma arriva una bella vittoria per 3-1, maturata nella ripresa con i gol di Paul Aebi e di Walaschek dopo il pari di Déri, che rispondeva all’unica rete della prima frazione, siglata da Georges Aeby. È invece il luganese Lauro “Lajo” Amadò a realizzare entrambi i gol nella gara a Berna contro l’Olanda. La partita si disputa davanti a uno scarso pubblico, sia perché siamo ormai a fine stagione, sia perché il calcio nella capitale vive un periodo nero. La gara è dura, gli olandesi sono rudi, ma riescono anche a portarsi avanti e vanno in vantaggio con la rete dell’interno dell’Haarlem, Smit. Il pari arriva con uno slalom del sopracitato Amadò, che entra in rete con la palla dopo avere scartato anche il portiere. Nella ripresa, arriva il 2-1 definitivo per una delle partite migliori del periodo tra le due guerre. Una settimana dopo, la Svizzera viaggia verso Liegi. Nonostante il compito di selezionare la squadra è ancora di Müller e degli altri commissari, è Trello Abegglen a comandare dal campo, del resto, è dall’ultima stagione a Sochaux che ricopre l’incarico di allenatore-giocatore. Anche coi Diavoli Rossi arriva un successo, il quarto di fila, e ancora vanno a segno sia Trello che Amadò, poi la stagione si conclude con una pericolosa trasferta in Polonia. Non tanto a livello calcistico, quanto a livello ambientale, la trasferta è complicata perché la Polonia è oggetto di un accordo tra tedeschi e russi per la sua spartizione e Hitler ne minaccia l’invasione un giorno sì e l’altro pure. È questa, in effetti, l’ultima partita giocata dai polacchi prima della guerra e termina con un pareggio 1-1, con i gol di Piatek (in occasione del quale si fa male il portiere rossocrociato Ballabio) e di Amadò, a 15’ dalla fine. Detto dell’inizio del secondo conflitto mondiale, nella nuova stagione il calcio non si ferma e il primo impegno è contro l’Italia, che ancora non è coinvolta in guerra, nonostante sia alleata della Germania. Gli Azzurri, imbattuti dall’ottobre 1935 e reduci da 25 vittorie e 6 pareggi consecutivi, ad Hardturm trovano un campo fangoso, sono troppo confidenti sulle proprie qualità, ma la tecnica non basta. Segna subito Monnard, pareggia l’esordiente italo-uruguayano Puricelli, poi è Georges Aeby nella ripresa a siglare una doppietta che porta al 3-1 finale. Degli undici elvetici, nove sono militari, solo Paul Aebi e Amadò sono civili. L’Italia ha parecchie assenze, infatti la critica transalpina è più feroce dopo il successivo pareggio casalingo di Torino, nel marzo del 1940: un 1-1 deludente, per il quale mancano le attenuanti. Stavolta, anzi, sono gli svizzeri a sentire la stanchezza del doppio impegno calcistico e militare, nonostante ciò Bickel segna al 20’ ed è dell’esordiente Corbelli, del Venezia, il gol del pari con un diagonale rasoterra, imprendibile.

Il 31 marzo del 1940, a Budapest, nello stadio rinnovato, una giovane Ungheria surclassa i nostri, che si fermano così dopo sette partite utili di fila. L’attacco elvetico fatica contro il sestetto ungherese, dall’altra parte invece non c’è filtro in mezzo al campo e si deve solo alla difesa se il passivo è contenuto al 3-0 finale: doppietta di capitan Sarosi, intramezzata dal gol di Sütő. Si torna con una sconfitta in gara ufficiale e due ufficiose in altrettante sgroppate a Zagabria, sulla strada del ritorno. La Wermacht invade il Belgio e ovviamente salta la gara prevista coi Diavoli Rossi, il 19 maggio 1940. Mentre i tedeschi sperano che la Svizzera abbandoni la neutralità, dopo le prime vittorie dell’Asse, nel marzo del 1941 la compagine elvetica gioca contro la Germania. La guerra divampa, ma non sul territorio tedesco, a Stoccarda ci sono 60.000 spettatori esaltati, dai quali la Svizzera non si fa intimidire, nonostante il gol di Schön. Segnato il pareggio con Monnard dopo un rigore sbagliato da Walaschek, viene annullato un gol regolare di Amadò: la Svizzera crolla nella ripresa e la gara finisce 4-2 con tre gol in otto minuti dei padroni di casa e l’ultima rete, ancora di Monnard, nel finale. La Germania vuole surclassare avversari sul campo di calcio come in guerra, ma ad aprile 1941, nella rivincita di Berna, è la Svizzera a dare una lezione ai giocatori del Reich. Dopo l’1-1 dell’intervallo, il generale Guisan (comandante in capo dell’esercito svizzero) entra negli spogliatoi all’intervallo per spronare la squadra, a dimostrazione che alla vittoria calcistica non tengono solo i vertici militari tedeschi. Numa Monnard realizza la sua personale doppietta e la Germania è battuta. Tra novembre 1941 e il Capodanno 1942, in un mese e mezzo, arrivano però tre inaspettate sconfitte.

Karl Rappan

La prima è sorprendente, perché l’Ungheria che si presenta a Zurigo ha solo due giocatori con presenze in doppia cifra, gli altri sono tutti più o meno nuovi. Segna ancora Monnard, ma non basta, poiché i magiari vanno in rete con Nicolae Kovacs e Olajkar, proprio i due esordienti assoluti. Il viaggio verso Valencia (a fine dicembre 1941) in treno è faticosissimo; la Federazione fa portare una fornitura di cibo ma, narra la leggenda, sul convoglio spariscono addirittura dei polli arrosto, in campo invece arriva un 3-2 per gli spagnoli che schierano una formazione inedita, con sette esordienti assoluti e un solo giocatore in doppia cifra, il capitano Gorostiza. Mundo, centrattacco del Valencia, segna una doppietta, c’è il gol dell’ennesimo Aebi, Robert attaccante dei Blue Stars Zurigo. Il viaggio nella penisola iberica prosegue con la sfida di Capodanno a Lisbona, contro i lusitani. Tanti esordienti da entrambe le parti, la Svizzera “sperimentale” deve soccombere 3-0, nonostante la grande prova del capitano Minelli, alla 74ª presenza. Finisce 3-0, con doppietta dell’ala destra dello Sporting, Adolfo Albino Mourão. La trasferta iberica lascia in eredità polemiche, per la mancanza di giocatori del Servette, intanto ritorna Rappan, che resterà per altri sette anni sulla panchina Rossocrociata, esordendo con quella che è forse l’impresa più grande del periodo da parte della nostra Nazionale, il 2-1 sulla Germania al Prater di Vienna. Doppietta del luganese Rodolfo Kappenberger, non basta la rete di Decker che aveva portato in vantaggio i padroni di casa; curiosamente è la prima vittoria della Svizzera a Vienna, ma non contro il Wunderteam, sparito nel 1938 con l’annessione dell’Austria alla Germania. Kappenberger fa il bis a Marsiglia, dove la Francia, tornata a giocare dopo quasi due anni grazie all’armistizio coi tedeschi, è sconfitta 2-0. L’altra rete è sempre ticinese, del “solito” Amadò.

Siamo ormai a ottobre 1942, la guerra impazza e la Svizzera ospita a Berna proprio il Paese maggiormente coinvolto e responsabile del conflitto, la Germania. Sotto la guida di Herberger, che resterà sulla panchina tedesca per quasi un trentennio, gli ospiti vincono 5-3 con Wilimowski autore di quattro reti. Rappan deve effettuare qualche cambio forzato per la trasferta di Budapest, Monnard e Kappenberger e decide di mettere in porta Huber, ma la sconfitta è pesante, 3-0. Va meglio nella partita di Zurigo con un altro paese neutrale, la Svezia, che schiera giocatori come Gren e Nordahl che in futuro vestiranno con successo la maglia del Milan. Finisce 3-1, da rilevare il gol dopo soli 13’ dall’esordio in nazionale di Hans-Peter Friedländer, tedesco di nascita, giunto in Svizzera all’età di cinque anni. Le partite si diradano, la guerra è un po’ ovunque, ma nel maggio e giugno 1943 c’è tempo per ospitare l’Ungheria e viaggiare verso la Svezia in aereo, partendo da Dübendorf con scalo a Berlino. Sono due sconfitte, il 3-1 degli ungheresi matura tutto nel primo tempo, con la Svezia è sufficiente ai padroni di casa il gran tiro di Sandberg per risolvere l’incontro. Prima presenza per l’autore del gol, ultima invece per Trello Abegglen (sono 52 in totale, con 30 reti), che purtroppo verrà a mancare l’8 novembre 1944 di setticemia, a seguito delle ferite riportate più di un anno prima nell’incidente ferroviario di Schupfheim, sul treno su cui La-Chaux-de-Fonds stava rientrando a casa dopo la trasferta di Lugano. Nel frattempo, l’attività internazionale della Svizzera è completamente interrotta, la guerra ormai è totale e coinvolge tutti i Paesi confinanti.

Si riprende già nell’aprile 1945, prima dell’armistizio, quando a Losanna la Svizzera batte 1-0 la Francia, con gol di Friedländer e ottima prova dei difensori del Cantonal, Gryger e Steffen. Nel maggio 1945 a Ginevra atterra il primo aereo da turismo dopo cinque anni, trasporta la nazionale portoghese che a Basilea viene sconfitta con lo stesso risultato e lo stesso marcatore con cui erano stati sconfitti i Galletti. Per il cinquantenario dell’ASFA, si decide un’amichevole con l’Inghilterra. Quando sembra che i britannici debbano rinunciare, un aereo Swissair parte per Londra e va a prelevare gli inglesi, la Svizzera vince 3-1, ma la partita non sarà mai omologata dalla FIFA. La prima gara della stagione 1945-46 è con l’Italia di Pozzo e del Grande Torino. La gara termina 4-4, Amadò, promosso capitano, segna una tripletta, nell’Italia c’è la doppietta di Biavati. Una grande prova difensiva del trio Ballabio-Gryger-Steffen, con il luganese Andreoli a proteggerli in mediana, permette – sempre nel novembre 1945 – ai Rossocrociati di surclassare gli svedesi con un’altra doppietta di Amadò e il gol di Friedländer. Nel maggio del 1946 la Svizzera vola per la Gran Bretagna, dove a Stamford Bridge incontra l’Inghilterra. La gara non è ufficiale, l’Inghilterra non è ancora rientrata nella FIFA, ma per la cronaca (non per la statistica) esordisce in Rossocrociato Fatton e la gara finisce 4-1 dopo un primo tempo senza reti e il vantaggio di Friedländer, che aveva illuso. Stesso discorso proseguendo per Glasgow dove, in un Hampden Park con oltre 110.000 spettatori, Georges Aeby porta in vantaggio la nazionale, ma gli scozzesi con tre reti tra il 26’ e il 35’ chiudono i conti nel primo tempo. La stagione finisce come peggio non potrebbe, con una sconfitta clamorosa nel punteggio, 7-2, in Svezia. Gren segna un poker, male il portiere del Servette Rüesch, che Rappan non richiamerà più. Nel nuovo anno sportivo arriva tra capo e collo la squalifica per 18 mesi di Friedländer, per questioni di tesseramento (il passaggio dal GC al Losanna è impugnato dal club zurighese e dallo stesso Rappan), i gol li continua a fare Amadò, ma spesso non bastano. Una doppietta di “Lajo” serve solo a contenere il passivo a Praga, dove la Cecoslovacchia vince 3-2, un’altra serve per pareggiare in Portogallo nel gennaio del 1947. Nel mezzo, al Wankdorf c’è Svizzera-Austria, con gli avversari che, tornati Paese indipendente, stanno facendo un vero e proprio tour de force, all’ottava amichevole in quindici mesi. La vittoria elvetica è firmata da “Lulu” Pasteur.

Severino Minelli

La stagione 46/47 termina con tre partite, una al mese tra aprile e giugno. A Firenze, dopo un viaggio di cinque ore da Milano, l’Italia trova la tripletta di Menti al suo debutto in azzurro, tutti i gol sono segnati da giocatori del Grande Torino e la partita finisce 5-2 (in gol Fatton e Bocquet). È sempre l’attaccante del Servette Jacques Fatton a battere il gigante Swift e segnare il gol vittoria contro gli inglesi, a Zurigo. Suo è anche il gol che apre Svizzera-Francia a Losanna, ma i transalpini recuperano col centrattacco del Saint-Étienne, Alpsteg, e trovano la vittoria con Baratte, interno del Lille. Ballabio, criticatissimo per la sua prestazione tra i pali, decide di lasciare la nazionale con 27 presenze, mentre per la Svizzera sono 200 partite tonde tonde, se consideriamo le poche non riconosciute dalla FIFA. Il bilancio è di 58 vittorie, 32 pareggi e 109 sconfitte, 316 i gol fatti e 485 quelli subiti, con Minelli giocatore più presente, Max Abegglen il migliore realizzatore con il fratello André, Trello, secondo. Il periodo intorno alla Seconda guerra mondiale, con sole amichevoli e con notevoli difficoltà logistiche, non è stato però del tutto negativo, a partire dal grande 1939 con l’interruzione dell’imbattibilità italiana. Ora, con la stagione 1947-48, torneranno le gare che contano per i punti, a partire dalla quinta Coppa Internazionale.

 

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