La storia della nazionale 7: il Mondiale in casa

scritto da Walter Savigliano

La Svizzera, di ritorno dal mondiale brasiliano, si prepara per il quadriennio che porterà all’edizione della Coppa Rimet da disputare in casa. L’inizio della nuova stagione è scoppiettante: nell’amichevole giocata al Rankhof di Basilea, arriva l’Olanda che presenta quattro esordienti e ha in attacco il trio Rijveers-Lenstra-Clavan.

Nonostante il caldo, che sia una giornata ricca di gol lo si vede già con il 2-2 all’intervallo, ma è nella ripresa che fioccano le segnature, alla fine è vittoria rossocrociata per 7-5 e due reti, una per parte, sono annullate per fuorigioco. Sugli scudi ancora Jacky Fatton, autore di una tripletta, i 23.000 del vetusto impianto di proprietà del FC Nordstern possono tornare a casa più che soddisfatti. A novembre 1950, la nazionale disputa due partite, una in casa con la Svezia e una in Germania, con la squadra teutonica ammessa nuovamente alla FIFA, dopo l’esclusione dovuta alla Seconda guerra mondiale. Prima si va a Ginevra, dove è duro il lavoro degli addetti al terreno di gioco della Charmilles per renderlo praticabile dopo intense e lunghe piogge autunnali. Ci sono due giocatori del Locarno, il portiere Hug e il terzino Neury, in attacco c’è sempre il trio delle meraviglie composto da Antenen, Friedländer e Fatton. I primi due realizzano una rete a testa intorno al 20’, Friedländer batte il portiere svedese in uscita su passaggio di Antenen, che due minuti dopo raddoppia in mischia. Altri due minuti ed è la Svezia ad accorciare con un po’ di fortuna, visto che il tiro di Palmer è deviato in modo decisivo da Bocquet, che batte il suo portiere Hug. Fino al riposo non succede nulla, poi a inizio ripresa Casali commette fallo su Granqvist ed è rigore, che Leander trasforma ingannando Hug con una finta. Sul 2-2, sale in cattedra Fatton e con una doppietta sancisce un’altra vittoria, un 4-2 che porta grande gioia e che fa dire al giornale francese “L’Equipe” che Fatton è un grande ala moderna. Jacky è richiesto in Francia, ma l’ASFA gli impedisce l’espatrio. Dal canto loro, ben 13 svedesi sono andati a ingrossare le fila dei grandi club, specialmente italiani: la Federazione permette loro di lasciare il Paese, ma in compenso li esclude dalla nazionale, indebolendola.

Il 22 novembre del 1950 c’è il rientro della Germania Ovest, allenata sempre da Sepp Herberger, alla settantunesima panchina nella nazionale tedesca. La data è simbolica, infatti esattamente otto anni prima si è disputata l’ultima partita della Germania nazista, una vittoria per 5-2 in Slovacchia, prima della guerra e della squalifica. Come al termine della Prima guerra mondiale, nel 1920, è la neutrale Svizzera a porgere una mano ai vicini tedeschi e al Neckarstadion di Stoccarda sono – con l’aiuto di una tribuna supplementare aggiunta per l’occasione – oltre 100.000 gli spettatori assiepati per vedere di nuovo le maglie bianche scendere in campo. Tra questi, circa 6000 sono svizzeri. Per ovvi motivi, ben otto giocatori teutonici sono esordienti in nazionale, poi ci sono il difensore Burdenski, alla quarta presenza, Streitle alla nona e il capitano, il trentaseienne Kupfer, che viene omaggiato del suo ultimo gettone in nazionale: continuerà la sua carriera con il suo club, lo Schweinfurt, fino a quarant’anni. La partita termina con un meritato 1-0 per la Germania Ovest, il gol è un rigore trasformato proprio da Burdenski per un netto fallo di mani a Hug battuto. Due minuti prima, Ottmar Walter, attaccante del Kaiserslautern, aveva colpito la traversa con un potente tiro. La sconfitta di Stoccarda dà il la a un periodo piuttosto negativo, sei sconfitte consecutive a cavallo di due stagioni. A Chamartin, stadio del Real Madrid, arriva una sconfitta tennistica contro la Spagna, 6-3 nel primo match dell’anno solare 1951. In difesa non c’è Bocquet e la sua assenza si fa sentire. La Spagna è letteralmente trascinata da Telmo Zarraonandia, per tutti “Zarra”, leggendaria punta dell’Athletic Bilbao e a lungo massimo marcatore della Primera Division, fino all’avvento di Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Quel 18 febbraio, Zarra batte per quattro volte Hug, la squadra spagnola dilaga nella ripresa e sono i gol di Bickel, che fa valere la sua stazza su un campo allentato, a salvare l’onore elvetico.

Ad aprile, si disputa la rivincita dell’incontro di Stoccarda, in un Hardturm pienissimo con 45.000 spettatori, di cui 5000 tedeschi. Nella nostra nazionale c’è un evento storico, il primo giocatore di colore a vestire la maglia rossocrociata. Si tratta di Raymond Bardel, nato a Losanna nel 1928 da padre afroamericano e madre vodese, che debutta grazie alle assenze di Neury e Kernen. Manca anche Hug, sostituito tra i pali dal redivivo Stuber. La Svizzera va in vantaggio con Fatton, poi i fratelli Walter (Ottmar e Fritz, questo assente a Stoccarda) e il rigore di Bocquet determinano il 2-3 finale. Cambia nuovamente il portiere in Galles-Svizzera giocata a maggio a Wrexham: debutta l’estremo difensore dello Young Boys, Eich. I gallesi, capitanati da Allchurch e con giocatori promettenti come John Charles del Leeds, vanno sul 3-0 grazie a Trevor Ford del Sunderland, autore di una doppietta e Burgess del Tottenham. Le reti di Ballaman e Antenen rendono meno amara la quarta sconfitta in sei mesi, ma la serie negativa prosegue a Belgrado con la terza, pesante sconfitta di fila contro la Jugoslavia. Bobek, Mitic, Zebec e al 5’ siamo già sotto 3-0, ma la squadra allenata da Arsenjevic non si ferma e al 40’ va avanti 6-0. Sul 5-0, entra, al posto dell’infortunato Eich, il giovane portiere del Bellinzona, Antonio Permunian, che collezionerà altre dieci presenze fino al 1962. La Svizzera chiude sul 6-1 il primo tempo, e dopo il settimo gol slavo arriva la doppietta di Ballaman per il 7-3 finale. Non un buon momento per la commissione formata da Tschirren e dagli austriaci Kielholz e Baumgartner.

La nuova stagione parte con un’altra sconfitta. A Ginevra, per vedere la Francia ci sono 40.000 spettatori. A confermare l’incertezza nella scelta dell’estremo difensore, torna tra i pali rossocrociati Bubi Corrodi. Arriva la sesta sconfitta, un 2-1 in cui purtroppo influisce un errore sul secondo gol proprio del portiere luganese. Per i rossocrociati segna Ballaman, mentre Bickel raggiunge le 70 presenze in nazionale. A novembre del 1951, a Lugano, si inaugura lo Stadio Cornaredo e per l’occasione la nazionale affronta l’Italia con il ritorno della Coppa Internazionale dopo un anno e sette mesi. Debutta all’ala sinistra il chiassese Ferdinando Riva: al 14’, su assist di Fatton, batte il portiere italiano Bepi Moro. A sei minuti dalla fine, tuttavia, pareggia Boniperti. Nonostante ciò, il pari contro una squadra considerata debole provoca polemiche in Italia e il trio Beretta-Busini-Combi si scioglie; alla guida degli azzurri resta il solo Carlin Beretta, che oltre a essere il CT della nazionale è componente della famosa famiglia di armaioli bresciani. Stessa cosa succede alla nostra nazionale, nonostante il buon risultato viene richiamato alla guida Karl Rappan. Per il suo nuovo esordio, è pronta l’Inghilterra di Walter Winterbottom, ad Hardturm, con il maresciallo Montgomery in tribuna come ospite d’onore. Debutta il terzino Schmidhauser, del Locarno, che oltre a giocare a calcio fa anche l’attore: deve marcare Finney, ala sinistra del Preston North End. Assolve bene il suo compito, ma l’Inghilterra vince 3-0. Mentre la vittoria manca da un anno e mezzo, la Federazione decide di non inviare la nazionale alle Olimpiadi di Helsinki, poiché ritiene che i giocatori, pur essendo dilettanti, non rispettano la carta olimpica. Non restano che le amichevoli, la prima contro la Turchia, allenata dall’italiano Puppo.

Ad Ankara, finalmente, torna la vittoria. Rappan mette in porta l’ennesima novità, Jucker, che torna in rossocrociato tre anni dopo, Riva IV è all’ala al posto di Fatton. È il giocatore del Chiasso ad aprire e chiudere i conti, per Josef Hügi c’è un’altra doppietta e segna anche Pasteur, mentre il gol della bandiera turca è di Istanbulloglu, per l’1-5 finale. Buon risultato, poiché i turchi nel 1951 hanno vinto in Germania Ovest e sconfitto la Svezia in casa. La stagione finisce con la Svizzera-Austria del 22 giugno 1952, a Ginevra, amichevole di prestigio. Schmidhauser ferma il temibile Melchior, rientra Fatton a sinistra e Riva gioca a destra, una partita meno brillante del solito, ma condita col gol del pareggio, quando viene spostato a sinistra. Il ticinese manca poi il gol della vittoria a un minuto dalla fine. Intanto, alle Olimpiadi di Helsinki trionfa l’Ungheria di Puskas, Hidegkuti, Bozsik, Kocsis e sono loro ad affrontare la Svizzera nel primo match della nuova stagione, valido per la Coppa Internazionale. È anche l’occasione per inaugurare il Wankdorf dopo oltre un anno di lavori. È il 20 settembre 1952 e tutto sembra andare per il meglio: la Svizzera è 2-0 dopo 9 minuti (Hügi e Fatton), poi sale in cattedra Puskas con una doppietta, poi Kocsis e Hidegkuti nella ripresa fissano il punteggio sul 2-4. Le sconfitte proseguono con il 5-1 di Augsburg contro la Germania e il 2-0 a Palermo con un rigore di Pandolfini e la rete nella ripresa di Frignani, in una Coppa Internazionale che vede gli ungheresi sempre al comando. La prima gara dell’anno solare 1953 è ad Amsterdam, dove arriva un’insperata vittoria contro l’Olanda. Apre le marcature Mauron, al primo giro d’orologio, pareggia Lenstra che approfitta di un’indecisione tra Stuber e Schmidhauser, decide al 57’ Hügi. È la seconda vittoria in terra olandese, dopo il 2-0 nel 1933.

Così come inaspettata è stata la vittoria con gli olandesi, altrettanto lo è la sconfitta casalinga con la Turchia, a Berna con tanto Young Boys in squadra. Al debutto, segna Eugen Meier, dopo soli 14’, poi Ivo Frosio del Grasshoppers devia alle spalle di Eich un centro di Garbis Istanbulloglu, che realizza anche il gol della vittoria. A un anno circa dal mondiale di casa, la situazione si fa ancora più preoccupante quando, al Rankhof, di fronte a soli 10.000 spettatori, la Danimarca passeggia sui resti della nazionale svizzera, vincendo 4-1 e subendo gol solo su rigore da Hügi sullo 0-3. E dire che, come la Svezia, la Federazione danese non convoca i giocatori che militano all’estero. Unica attenuante il fatto che i danesi non hanno una lunga stagione sulle gambe, siamo al 27 giugno e i nostri invece sono stanchi. Ora, non resta che affidarsi al navigato Rappan, che dal 1° luglio diventa a tempo pieno commissario tecnico della nazionale, lasciando il timone del Servette a Châtelain per dedicarsi interamente alla preparazione della massima competizione calcistica. Rappan a settembre affronta la Cecoslovacchia a Praga (Coppa Internazionale) con il blocco dello Young Boys, tutta la difesa e il centrocampo e l’attaccante Meier. L’esperimento fallisce e la Cecoslovacchia ne fa cinque, è la tredicesima sconfitta in tre anni, a fronte di 4 vittorie e 2 pareggi. La gara di Praga ha chiuso la quinta Coppa Internazionale della Svizzera con un triste ultimo posto a soli 3 punti, mentre il trofeo viene vinto dall’Ungheria con 11. A Parigi, nel novembre 1953, la Francia si schiera con un classico WM e Rappan fa arretrare il centravanti Meier, che viene seguito dallo stopper francese Jonquet, lasciando spazio agli inserimenti di Antenen e Fatton: finisce 4-2 per la Svizzera. Una decina di giorni dopo, il Belgio è in visita a Zurigo, in porta per la Svizzera c’è Parlier che aveva giocato solo una gara con l’Italia: nonostante un errore sul secondo gol belga, sarà lui a giocare il mondiale. La partita finisce 2-2, nella ripresa i soliti Fatton e Antenen raggiungono i belgi.

Dopo un inverno rigido, la Svizzera prosegue le amichevoli di preparazione, che spesso coincidono con l’inaugurazione degli stadi mondiali. In una di queste, al Sankt Jakob, arriva la Germania di Herberger e il cassiere esulta, con 220.000 franchi di incasso per 51.864 spettatori. Si fanno le prove anche per le riprese televisive, ma sul campo il pubblico fischia i padroni di casa, che all’intervallo sono sotto di quattro gol. Va meglio nella ripresa, quando segnano Fatton, Ballaman e Kernen, quest’ultimo dopo il quinto gol tedesco. Il 17 maggio inizia il raduno della nazionale in vista del momento storico più importante. Vengono convocati i portieri Eich, Parlier e Stuber; i difensori Flückiger, Mathis, Neury e Kernen; i mediani Bocquet, Bigler, Casali, Eggimann, Eschmann, Fesselet, Frosio, e gli attaccanti Antenen, Ballaman, Fatton, Josef Hügi, Mauron, Meier, Ferdinando Riva e Vonlanthen. Il più anziano del gruppo è il 33enne Bocquet, che è anche il capitano, il più giovane il 21enne Eschmann. Le compagini più rappresentate sono La-Chaux-de-Fonds, reduce dalla doppietta campionato-coppa e lo Young Boys, con 5 elementi, i losannesi sono 4, Servette e Grasshoppers hanno 3 giocatori, chiudono con uno a testa Chiasso e Basilea. All’inaugurazione della Pontaise di Losanna, sono 43.000 gli spettatori di Svizzera-Uruguay. I campioni in carica hanno Andrade e Schiaffino, passato al Milan, ma i rossocrociati tengono botta e la partita termina 3-3. All’Hardturm, una settimana dopo, c’è l’addio di Bickel alla nazionale, dopo 72 presenze e con l’occasione finalmente arriva una bella vittoria, sull’Olanda e siamo già a fine maggio.

Il mondiale del 1954 passa alla storia per la formula piuttosto astrusa. Le sedici qualificate sono raggruppate in quattro gironi, ma anziché il girone all’italiana, due teste di serie giocheranno solo contro le due non teste di serie del medesimo gruppo, in caso di parità si giocano i supplementari (e se c’è ancora pareggio al 120’ ognuno conquista un punto). In caso di parità di punti nella classifica finale si effettuerà un sorteggio solo se si deve stabilire il primo e il secondo posto nel girone e, invece, una gara di spareggio per decidere chi passa al turno successivo come seconda classificata. Altra stranezza sono gli accoppiamenti nella seconda fase, quella a eliminazione diretta: si crea un tabellone, con le vincenti dei gironi che si affrontano tra loro da una parte e le seconde piazzate dall’altra, anziché il classico incrocio tra prime e seconde. La Svizzera è nel Gruppo 4 e dovrà incontrare Italia e Inghilterra, esordendo contro gli azzurri il 17 giugno a Losanna. La partita è tirata, l’Italia non ha disputato amichevoli preparatorie ed è un oggetto misterioso, il calcio italiano non si è ancora ripreso dalla tragedia di Superga e il campionato è tutt’altro che spettacolare. La Svizzera passa con Ballaman, pareggia Boniperti, il gol vittoria è di Hügi, ma gli italiani protestano con l’arbitro brasiliano Viana per alcune decisioni dubbie, tra cui un gol annullato a Lorenzi sull’1-1 a tutti sembrato valido. Nel percorso verso gli spogliatoi vola anche qualche schiaffo, ma non vengono presi provvedimenti. Nella seconda gara, c’è l’Inghilterra che ha pareggiato 4-4 col Belgio dopo i supplementari. Stanchi dopo la battaglia contro gli italiani, i Rossocrociati perdono 2-0 con le reti dell’ala Mullen e del suo compagno di reparto Wilshaw. Poco male, anche se l’Italia ha vinto contro il Belgio ed è necessario lo spareggio, a Basilea. Stavolta non c’è storia, la Svizzera vince 4-1 in un successo che matura nella ripresa. La nazionale azzurra viene accolta al ritorno in Patria con lanci di agrumi e verdure!

I rossocrociati quindi proseguono e il tabellone dice Austria, siamo a Losanna ed è il 26 giugno. La formazione di Basilea è confermata e la partita passa alla storia come una delle più drammatiche e ricche di gol di un mondiale. Dopo 20’ la Svizzera è avanti 3-0, hanno segnato Ballaman e Hügi, quest’ultimo una doppietta, “Stiamo sognando?”, dice Ballaman a Vonlanthen. Se stanno sognando, il risveglio è brusco. Si muore di caldo, il vecchio capitano Bocquet stramazza al suolo, ha un malore. Si rialza, ma sta in piedi a fatica. Anche Parlier barcolla per il caldo e prende gol da lontano, cinque in 10’, l’Austria va avanti 5-3. All’intervallo, si va sul 5-4 per gli austriaci e sembra che anche il portiere avversario Schmied sia indebolito dal gran calore. Segna di nuovo però la squadra danubiana con Wagner, accorcia ancora Fatton, poi Probst fissa il risultato finale sul 7-5. Dopo quattro partite in nove giorni, stremata per la fatica e il caldo, pur segnando cinque reti la squadra svizzera esce di scena. Rappan ha utilizzato 14 giocatori, ben sette hanno giocato tutte e quattro le gare. Anche l’Austria è a pezzi e quattro giorni dopo prende una sonora imbarcata contro i tedeschi (6-1) che, a sorpresa, in finale ribaltano uno svantaggio di 2-0 e vincono 3-2 contro i favoritissimi ungheresi che nel girone avevano sconfitto la squadra di Herberger per 8-3. Jules Rimet consegna la coppa al mitico Fritz Walter, capitano della Germania e bandiera del Kaiserslautern: è l’ultimo atto di un avvenimento storico per il calcio svizzero e per la nazione intera.

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