L’esonero di un mister, puntata 3, cosa fare per prevenirlo

scritto da Walter Savigliano

Puntata numero 3, cosa fare per prevenire un esonero.

Come abbiamo sentito spesso, prevenire è meglio che curare. Anche perché curare, nel caso dell’esonero, è praticamente impossibile. Anche il concetto di prevenzione, in realtà, andrebbe approfondito. Perché di solito si prevengono le cose negative. E allora possiamo dire, un esonero è davvero così negativo per un allenatore? Vedremo in seguito che si tratta di una situazione anomala, ma non del tutto negativa. Nessuno comunque, inizia a lavorare sperando di essere esonerato. Ognuno parte con delle idee e spera di poterle mettere in pratica, di vedere la squadra crescere, di fare risultato, di centrare gli obiettivi. Cosa fare, dunque, per cercare che le situazioni viste in precedenza quali cause di un esonero possano non verificarsi?

CHIAREZZA OBIETTIVI INZIALI: l’allenatore non si deve mai stancare di andare a verificare a fondo che gli obiettivi dichiarati, sbandierati, sussurrati dalla società siano reali. Molte volte le società dichiarano obiettivi di facciata, ma ai primi risultati negativi cedono o alle pressioni della piazza o a una loro scarsa predisposizione a convivere con momenti difficili.

SOLIDITA’ E COERENZA SOCIETARIA: è importante sapere dove si lavora e con chi. Non tanto con che giocatori, ma con quali dirigenti. Sapere come si sono comportati in passato, che media-esoneri esiste in quella società, che tipo di pressioni forniscela piazza… sono tutte informazioni importanti all’inizio di un’avventura calcistica.

POSSIBILITA’ DI PORTARE UNO O PIU’ ELEMENTI DELLO STAFF TECNICO: non sempre e non a tutti i livelli l’allenatore può scegliere lo staff. Questo può rivelarsi un problema, sia se si va a lavorare con staff DI SOCIETA’, cioè di fiducia della società, che magari si trovano da molti anni in loco, che pensano di essere quasi intoccabili, che hanno rapporti diretti e a volte non sani con i massimi dirigenti, sia se si incontrano CANI SCIOLTI, che però sono arrivisti di natura, non legano, tendono a parlare con tutti e di tutti, troppo e a non tutelare il lavoro dell’allenatore.

CONOSCENZA PARCO GIOCATORI, POSSIBILITA’ DI PORTARNE ALCUNI. Sarebbe importante sapere chi si va ad allenare. Questo non può capitare mai a caso, ma avere dei riferimenti, dei calciatori che si conoscono sul piano umano e possono rivelarsi preziosi in spogliatoio permette di prevenire molte situazioni. Lo spogliatoio deve essere un luogo separato dall’allenatore, ma di fatto sempre sotto controllo.

RAPPORTI CON TIFOSERIA: in alcuni casi e secondo la categoria è un aspetto delicato, non tutti gli allenatori tendono a legare direttamente con il pubblico. Più che un legame diretto, fatto di chiacchierate, confronti o addirittura cene, sia importante il messaggio che viene mandato al pubblico, anche mezzo stampa, per “lavorarselo” e soprattutto per coinvolgerlo nel progetto e in quello che sta avvenendo. Saper comunicare con efficacia permette ad un allenatore di far digerire meglio al pubblico sia le scelte che i risultati.

PROPRIA CAPACITA’ DI CALARSI NELLA REALTA’: ultima non per importanza ma è forse una delle doti principali dell’allenatore, che comprendono un po’ tutti i punti preventivi già elencati. Certo, l’allenatore stesso può scegliere uno stile, più integralista (nel senso che può “fregarsene” della piazza e proporsi per come è) o più elastico. L’importante è che conosca le conseguenze di entrambi gli approcci. Crediamo che, al di la di un integralismo più o meno dichiarato sul piano tattico, che di fatto contraddistingue poi l’allenatore stesso, vi siano parecchie altre situazioni che riguardano la sua comunicazione, il suo rapporto con la società, lo staff e i giocatori che di fatto possono prevenirne un eventuale esonero e possono elevare il suo rendimento, o la sua resistenza nell’ambiente nei momenti delicati.

Prossima puntata, l’esonero come compagno di viaggio.

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