Lugano, benvenuta pausa! Oppure no?

scritto da Claudio Paronitti

Con 6 sconfitte (di cui 4 filate in campionato) nelle 7 partite disputate nel secondo tour de force della stagione, il Lugano è sprofondato all’ultimo posto della graduatoria di Raiffeisen Super League

Ora arriva la sosta dedicata agli ultimi turni di qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. Due settimane nel corso delle quali i bianconeri dovranno assolutamente ricaricare le batterie e ritrovare quello spirito battagliero riscontrato a luglio e agosto. Non sarà semplice, questo è chiaro. Ma, a oggi, essere in ritardo (seppur di soli due punti) nei confronti delle formazioni che li precedono non è affatto un buon segnale. Urge una reazione, che deve arrivare ‘da dentro’, cioè dall’anima della squadra, che non può essersi persa completamente in un bicchier d’acqua in così malo modo.

C’è chi afferma che la pausa è benvenuta (mister Pierluigi Tami), chi invece vorrebbe continuare a giocare regolarmente (il portiere David Da Costa): fatto sta che quando si ritornerà in campo per la ripresa degli allenamenti – giovedì – tutti i ragazzi hanno l’obbligo di confrontarsi una volta di più per cercare di risolvere i vari problemi venutisi a creare nel corso dello sciagurato mese di settembre, in cui si è vinto una volta soltanto e contro il Köniz in Coppa Svizzera. Per il resto, si sono registrare battute d’arresto una dietro l’altra (due in Europa League e quattro in campionato).

L’ultimo successo su territorio rossocrociato pare lontano un’eternità ed è datato 26 agosto. Era un gradevole sabato sera di fine estate e i ticinesi arrivavano alla sfida con il Thun forti dell’ottimo pareggio conquistato in casa dei Campioni in carica del Basilea. La storia insegna che dopo un periodo positivo ci si imbatte spesso in uno negativo. I bianconeri hanno però ‘esagerato’. I ragazzi non erano fenomeni spaziali prima e non sono diventati dei ‘brocchi assurdi’ ora, tutto d’un tratto, in uno schiocco di dita. Per fare delle valutazioni occorre un certo equilibrio.

Perciò, diamo tempo al tempo. La rosa a disposizione è di valore. Forse alcuni acquisti non hanno convinto fino in fondo, e questo ci sta. Non potrà venir paragonata a quella della passata annata, dove erano presenti due vere stelle come Ezgjan Alioski e Armando Sadiku, ma non potrà nemmeno venir inserita nella categoria ‘scarsa’. Gira e rigira, però, è sotto gli occhi di tutti che a questa squadra manca sempre quel qualcosa per riuscire a convincere appieno. Sfruttare quattordici giorni di pausa agonistica per tornare quelli di prima: la missione è più facile a dirsi che a farsi. I bianconeri (dallo staff tecnico ai giocatori, nessuno escluso) hanno però quest’obbligo verso sé stessi e verso chi crede maggiormente in loro, i tifosi e il Presidente.

Proprio Angelo Renzetti, che ha lasciato la tribuna principale del Letzigrund cinque minuti prima del termine della sfida di ieri senza rilasciare dichiarazioni, è il più amareggiato di tutti. Lui mette l’anima (nel vero senso della parola) per permettere al Lugano la sopravvivenza. Anche lui farà le sue valutazioni personali e le annuncerà a chi di dovere. Dopo la sconfitta contro il Grasshopper, il numero uno del club aveva detto che al termine delle successive tre partite (Steaua Bucarest, Zurigo e Basilea) si sarebbe tracciata una linea sull’operato di staff e squadra. Il suo sguardo, immortalato dalle telecamere del ‘Letzi’, non prometteva nulla di buono. Si dice che la notte porta buoni consigli. Sicuramente, il Patron non ha digerito l’atteggiamento messo in campo dai suoi ragazzi. Come conseguenza, avrà riflettuto a lungo sulla situazione della sua creatura, la quale dovrà risollevarsi se non vorrà buttare al vento tutti i sacrifici profusi nel corso degli ultimi anni.

C’è chi, tra i tifosi, punta il dito verso l’allenatore ticinese che, lo ricordiamo, ha firmato un contratto che lo lega alla società sottocenerina per una stagione. È proprio questo fattore che preoccupa di più. Un fallimento a questo punto della storia bianconera non verrebbe accettato di buon grado da nessuno. E allora, chiudiamo ripetendo le parole che mister Tami ha pronunciato venerdì sera in conferenza stampa (e che siano di buon auspicio per il prosieguo della stagione): “La chiesetta deve tornare al centro del paese”.

Leggi anche questi...