Lugano, Conte: «Dobbiamo fare risultato a tutti i costi»

scritto da Claudio Paronitti

fc-lugano-allenamento-di-venerdi-02-12-2016«La settimana del silenzio bianconero», come annunciato all’inizio dell’incontro con la stampa dal direttore generale Michele Campana, «termina quest’oggi, con la conferenza stampa pre-partita dell’assistente allenatore Mirko Conte», il cui ricorso inviato lunedì dev’essere ancora oggetto di valutazione da parte del Tribunale dei Ricorsi della Swiss Football League. «Per quel che concerne i calciatori, invece, permane il silenzio stampa, almeno fino a dopo la partita di domenica pomeriggio contro il Thun»

Con mister Andrea Manzo ancora squalificato [deve purgare ancora un turno di stop, ndr], e in attesa della sentenza sulle tre giornate comminategli la scorsa settimana, tocca proprio al vice allenatore bianconero presentarsi in sala stampa per il consueto incontro del venerdì. «Fare risultato a tutti i costi» è il mantra che la squadra deve seguire e a cui l’ex difensore ha fatto chiaro riferimento per uscire da questo particolare momento negativo.

I TROPPI GOL SUBITI SU PALLE FERME – «Queste situazioni le abbiamo provate, come sempre durante l’anno. È anche un discorso di attenzione individuale più che di reparto. Quando prendi gol da calcio d’angolo o da rimessa laterale, e ognuno marca il suo uomo, diventa più un discorso del singolo che di squadra. Al di là che si è sempre lavorato in una determinata maniera, in settimana abbiamo cercato di far rendere attenti ragazzi in alcune situazioni che nell’ultimo periodo sono state determinanti in maniera negativa».

IL GRIGIORE SU LUGANO – «Noi abbiamo sempre lavorato bene, anche questa settimana, con grande spirito, consapevoli che [contro il Thun, ndr] sarà una partita non meno importante rispetto a quella della scorsa settimana. Sarà un match dove dovremo cercare di portare a casa il risultato, così come era in programma sette giorni fa. Poi, sappiamo tutti quello che è successo. L’approccio contro il Vaduz è stato più che positivo, direi ottimo. Per mezz’ora c’eravamo solo noi in campo. Ciò sta a dimostrare che la squadra è in salute, sta bene e si rende conto che sta vivendo un periodo negativo a livello di risultati. Di conseguenza, la partita successiva si pensa sempre che sia quella determinante. Ma fino a un certo punto, perché ne mancano ancora tante. È determinante per cambiare la rotta e rompere il digiuno di non vittorie. Però il campionato è ancora lungo e bisogna essere consapevoli che questo è solo un periodo. Di solito finiscono e siamo convinti che domenica finirà».

LE ESTERNAZIONI DEL PRESIDENTE – «Noi abbiamo guardato un po’ le statistiche e domenica siamo stati la squadra che ha corso di più. Durante un periodo negativo si cerca di fare sempre quel qualcosa di più per cercare di cambiare la rotta. Fino a oggi, la squadra ha dimostrato di essere pronta dal punto di vista fisico. Quando tutto va male, è giusto stare più insieme, cercare di curare in modo dettagliato alcuni aspetti determinanti, come possono essere state le palle inattive. Magari fai anche un allenamento ulteriore per esercitare più specificatamente alcuni movimenti. Ci sta svolgere una o due sedute in più quando ti rendi conto che ce n’è bisogno».

GLI INFORTUNATI – «Fuori al 100% c’è [Jonathan] Sabbatini. Per il resto sono tutti arruolabili [anche se oggi Lorenzo Rosseti non si è allenato, ndr], anche se dovremo attendere la rifinitura di domani. Rispetto a ieri, [Bálint] Vécsei sta meglio ed è sceso in campo con gli altri. Domani faremo ulteriori valutazioni sulle sue condizioni [distorsione]. Mancano poi due settimane alla fine del girone d’andata [in realtà una, ndr], di conseguenza bisognerà stringere i denti sapendo che questo è un momento delicato».

IL RUOLO DI REGISTA – «[Mario] Piccinocchi ha delle geometrie di spessore. Ma anche [Domen] Crnigoj, Vécsei, [Antoine] Rey, [Davide] Mariani hanno grandi qualità, magari differenti, però sempre utili quando li abbiamo chiamati in causa».

LE PRESSIONI DALL’ESTERNO – «Chi vive in questo mondo da tanti anni come me, il mister [Andrea Manzo, ndr], il prof. [Nicholas Townsend, ndr], Giovanni [Manna, il team manager, ndr] e il preparatore dei portieri [Luca Redaelli, ndr] sanno che momenti del genere possono capitare. Ovviamente, ed è giusto così, quando sei a corto di risultati vieni messo in discussione. È normalissimo. Noi siamo consapevoli del lavoro fatto finora, sappiamo che tipo di squadra abbiamo a disposizione e sappiamo anche che abbiamo le risorse umane e tecniche per venirne fuori, già a partire da domenica. Credo che i primi trenta minuti di Vaduz abbiano dimostrato questo. Non credo che abbiano dimostrato il contrario, ossia che siamo una squadra morta e senza voglia. Siamo vivi, consapevoli delle nostre capacità e che la squadra della prima parte di campionato è quella vera. In un anno è fisiologicamente normale che ci sia un periodo dove i risultati non arrivano per svariati problemi (squalifiche, infortuni). Bisogna avere la consapevolezza di essere forti e di tornare a giocare come fatto prima di questo momento buio».

LA TROPPA AGITAZIONE DELLA PANCHINA – «Noi viviamo molto la partita, è sotto gli occhi di tutti [ride, ndr]. Però, a volte si eccede con qualche comportamento e di questo ce ne siamo resi conto. Quando la vivi in una certa maniera, sul momento non ti rendi nemmeno conto di ciò che stai facendo e ti fai trasportare dalla situazione perdendo un po’ la ragione. La nostra panchina andava bene quando arrivavano i risultati, sicuramente non può andare male oggi quando non giungono. Credo che debba esserci il giusto equilibrio in tutte le cose. Noi siamo quelli, sappiamo che abbiamo sbagliato. Cercheremo, con il nostro modo di essere, perché non possiamo cambiarlo, di essere più sereni e tranquilli nel momento in cui dovesse capitare quel tipo di situazione [il riferimento è alla famosa sfida con il San Gallo, ndr]».

LA FORZA DELLA SQUADRA – «Se oggi guardiamo la classifica siamo a tre punti dal quinto posto. A parte le prime quattro, tutte le squadre sono in corsa per non retrocedere. Questa è la realtà di oggi, è quello che dice la classifica. All’inizio dell’anno tutti pensavano che potessimo ambire a qualcosa di diverso della semplice salvezza. Il campionato è lungo, mancano ancora 20 partite. Nell’arco del campionato tutti possono avere un percorso altalenante. Si può partire bene, avere un periodo di flessione e poi riprendersi alla grande. La seconda parte è un altro campionato, sicuramente decisivo per le sorti di una o dell’altra compagine. La prima non è la fotografia reale del valore del tuo campionato, la seconda invece sì. Noi siamo convinti di avere le capacità per disputare un campionato “tranquillo”. L’importante è crederci. In una squadra come la nostra dev’esserci la mentalità di una formazione che si deve salvare, ma con le capacità di un gruppo che può ambire a qualcosa di più».

LA SINTONIA CON ANDREA MANZO – «Io non mi concedo libertà in più di quelle che il mister mi concede o rispetto a quando lui è in panchina. Quando condividi le stesse idee durante la settimana, è difficile che i pensieri nel corso di una partita siano diversi. Quando c’è un certo tipo di rapporto devi, giocoforza, “scontrarti” in modo positivo, in quanto si hanno idee differenti. Devono essere sempre costruttive in favore di quello che stai facendo nei confronti della squadra e per cercare di migliorare. È poco costruttivo, in un rapporto, starsene zitti e assecondare l’idea dell’altro: questa non è collaborazione e non è un motivo di crescita. Ho già detto in un’altra occasione che da due idee diverse ne può nascere una nuova, migliore. Come ovvio, anche noi ci siamo “scontrati” su pensieri tecnico-tattici. Ma siamo sempre riusciti ad uscirne in maniera positiva e costruttiva. È anche un modo per crescere e migliorare».

GLI AVVERSARI DI DOMENICA – «Il Thun è una squadra quadrata, con poche individualità, ma compatta nei reparti. In alcune situazioni è difficile trovare spazio, soprattutto perché giocano spesso con tutti gli uomini dietro la linea della palla. E ciò l’abbiamo già notato nella gara d’andata. In questa settimana ci siamo concentrati molto su noi stessi, perché sappiamo di avere più qualità rispetto a loro. Come sapevamo di averne di più del Vaduz e, almeno fino a quando siamo rimasti in parità numerica, lo abbiamo dimostrato. Nella partita di domenica la differenza la faranno, senza ombra di dubbio, la determinazione, il cuore e la testa. Dev’essere una cosa che vogliamo, in tutte le maniere. Al di là del fatto che uno possa giocare bene o male, quello che conta è esclusivamente il risultato. Che avvenga con una buona prestazione, con una rovesciata di qualcuno o con una deviazione, a noi poco importa. Domenica non deve mancare il volere il risultato a tutti i costi. Come arriva, a noi non interessa. Siamo noi che dobbiamo fare la differenza, con i mezzi a nostra disposizione».

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