Lugano, la maturità che fatica ad arrivare

scritto da Claudio Paronitti

Tre vittorie e tre sconfitte nelle prime sei partite del 2018: a vederlo in quest’ottica il bilancio del Lugano è neutro, ma la realtà dice tutt’altro

Aver vinto – in maniera intelligente e da squadra vera, senza subire alcuna rete – contro Basilea, Sion e Grasshopper aveva proiettato i bianconeri in una dimensione nella quale, forse, non sono riusciti ancora rispecchiarsi pienamente. Così, per non farsi mancare nulla, il fato ha deciso che le successive tre partite, soprattutto a livello difensivo, coincidessero con un calo netto delle prestazioni (o dell’atteggiamento, volendo scomodare le parole proferite da mister Pier Tami al termine del kappaò di Zurigo) da parte di quegli uomini che dovrebbero dare una scossa quando le cose tendono a indirizzarsi nella direzione sbagliata.

È come se i ticinesi, dopo lo sprint iniziale “alla Usain Bolt” che li aveva fatto respirare le posizioni nobili della classifica di Raiffeisen Super League, si fossero eclissati e avessero deciso di tutto punto di percorrere una strada in contromano, in cui si sono visti errori e orrori individuali, tanto inspiegabili quanto sciagurati. La forte presa di posizione del tecnico ticinese va di pari passo con il pensiero di molti tifosi e addetti ai lavori che hanno osservato da fuori la deludente performance del gruppo in quel del Letzigrund. Certo, una piccola reazione c’è stata. Ma è avvenuta a risultato già compromesso e con dei padroni di casa che cercavano in particolare di contenere le azioni offensive ospiti.

Prima delle sfide a Sion e Grasshopper si parlava di esame di maturità. Un esame, o meglio due, che i sottocenerini hanno superato a pieno voti. Come spiegarsi allora un’inversione di tendenza così repentina da parte della banda luganese? È improbabile che qualcuno si senta già “arrivato” e abbia, di conseguenza, la pancia piena. In fondo, non si è raggiunto nulla. Se così però fosse, il problema va ricercato all’interno dello spogliatoio. Senza un vero leader che sappia dare le giuste direttive nei momenti topici, l’affidamento dev’essere giocoforza fatto sul gruppo. Un fattore che Tami ribadisce spesso. Ed è proprio il gruppo che ha l’obbligo di fornire delle risposte, non solo a parole, ma all’interno del rettangolo verde. In settimana tutti dovranno lottare, sudare, e sgomitare a più non posso per riuscire ad accaparrarsi una maglia da titolare nella partita di domenica con il Lucerna, diventata quasi il bivio di questa stagione.

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