Lugano, l’analisi post-Basilea: una (ulteriore) prova autoritaria a conferma che il percorso è quello giusto

scritto da Claudio Paronitti

Il pareggio di Basilea di ieri, il secondo consecutivo, è completamente diverso da quello di mercoledì contro il Neuchâtel Xamax e da quello di Zurigo con il Grasshopper

Se contro i neocastellani i protetti di mister Fabio Celestini hanno faticato a più non posso a scalfire il muro eretto dai romandi, contro i renani la storia ha raccontato di un Lugano che si trova più a suo agio quando di fronte ha formazioni che il pallone hanno intenzione di giocarlo e non semplicemente attendere all’infinito e cercare un insperato contropiede.

I rossoblù, che non hanno mai perso in questo 2019, non si sono espressi al massimo delle loro possibilità per un motivo in particolare: la squadra luganese è scesa in campo quadrata, ottimamente piazzata in difesa e con un’unità di intenti che, piano piano, sta diventando il vero atout ticinese.

I sottocenerini sono arrivati a quota sei risultati utili consecutivi. Il punto del St. Jakob-Park permette loro di aumentare il gap dalla zona rossa della graduatoria e, nel contempo, di rimanere aggrappati all’altra zona importante di Raiffeisen Super League, ossia quella che garantisce la qualificazione alle Coppe Europee.

Ora che la cosiddetta “settimana inglese” (tre partite nel breve lasso di tempo di otto giorni) è conclusa, i ragazzi torneranno alla normalità, cioè a una serie di sedute di allenamento tutti assieme, nel corso delle quali si potranno provare gli schemi che, giocoforza, non hanno potuto venir sperimentati nell’ultimo periodo. Un periodo in cui sono giunti tre pareggi in altrettanti incontri, tutti diversi l’uno dall’altro e, a loro modo, di valore.

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