Lugano, l’analisi post-Dynamo Kiev: la controprova non l’avremo mai, ma se «Jaco» fosse arrivato un po’ prima?

scritto da Claudio Paronitti

L’ottima prestazione fornita nella sesta e ultima uscita stagionale su suolo continentale ha confermato che il cambio di allenatore a Lugano ha portato una ventata di aria fresca e salutare

Analizzando il periodo della gestione di Maurizio Jacobacci, una domanda sorge spontanea: cosa sarebbe accaduto se il 58enne avesse preso in mano le redini della prima squadra bianconera un po’ di tempo prima rispetto al momento in cui si è insediato? Una risposta chiara e certa non l’avremo mai, la controprova nemmeno. La sensazione è però una, e sembra inequivocabile: magari, con «Jaco» al comando il passaggio del turno si sarebbe tradotto in realtà. Come detto, la controprova non l’avremo mai. Ed è un peccato, proprio come la rete subìta, che tanto sa di beffa atroce, a una trentina di secondi dal triplice fischio finale dell’arbitro azero.

Le supposizioni, a questo punto, potrebbero continuare ancora. Nel calcio, però, con i «se» e con i «ma» non si va da nessuna parte. Bisogna basarsi sui fatti nudi e crudi. E questi ultimi raccontano che il Lugano, dal momento in cui ha cambiato guida tecnica, ha modificato il suo approccio alle partite, tiene testa all’avversario su tutto l’arco dell’incontro e si fa valere con una manovra interessante. Non che in passato non sia capitato, ma la costanza con cui avvengono queste azioni fa pensare che la ventata di aria fresca abbia liberato la mente dei ragazzi, ora più convinti che mai dei propri mezzi, che non sono affatto irrilevanti.

Leggi anche questi...