Lugano, l’analisi post-Lucerna: il gruppo meglio del singolo, come nelle migliori famiglie

scritto da Claudio Paronitti

Il Lugano è tornato al successo grazie all’unità di un gruppo che, ultimamente, ha lavorato ancor di più per cercare di porre fine alla striscia di insuccessi

L’inizio sembrava però essere uguale a quelli vissuti nelle ultime settimane. Un approccio alla gara approssimativo avrebbe messo al tappeto qualsiasi pugile esperto. Ma, come d’incanto, e grazie al primo vero guizzo offensivo bianconero, i ragazzi si portano avanti con Armando Sadiku, il bomber che mancava da troppo tempo. Una bella nota di merito va anche a Carlinhos Junior, poco o per niente appariscente contro Thun e Sion e ritrovato sul difficile terreno lucernese.

Scrollatasi di dosso la pressione, i ticinesi hanno amministrato il vantaggio, andando a segno con un sontuoso Alexander Gerndt e un altrettanto strepitoso capitan Jonathan Sabbatini. I due, autori dei punti del raddoppio e del tris, sono il simbolo di una squadra che ha voluto fortemente una vittoria, che farà del bene per il prosieguo della stagione.

Il rinnovo firmato dallo svedese, unito a quello oramai alle porte dell’italo-uruguaiano, è stato una vera e propria liberazione, sia per loro che per i compagni. La tranquillità mentale è fondamentale per esprimersi al meglio. Sia Alex che “Sabba” hanno timbrato il cartellino per la seconda sfida consecutiva. E, guardando con attenzione alle vicende del gruppo, non è una casualità.

Come casualità non è la vittoria del Lugano. Lo ha affermato Fabio Celestini nel post-partita: “Il successo non è frutto del caso”. Niente di più vero. A parte il primo quarto di gara, i suoi ragazzi hanno mostrato intelligenza, tattica e tecnica, e unità d’intenti. Due aspetti senza i quali, riprendendo le parole del mister luganese, “non si va da nessuna parte”.

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