Lugano, l’analisi post-San Gallo: l’unica soddisfazione è che il Thun (per il momento) è messo peggio. Per il resto…

scritto da Claudio Paronitti

La sconfitta con il San Gallo ha portato a galla ancor di più i limiti di una squadra fragile e che fatica tremendamente a reagire ogni qualvolta va in svantaggio

Anche contro i biancoverdi, esattamente come capitato giovedì sera a Malmö, il Lugano ha approcciato la gara in maniera troppo timida per provare a scavare fino in fondo e proporre una manovra adatta alla situazione. Dalla sfida di Cornaredo non vi è molto da salvare, se non un atteggiamento più propositivo nella seconda frazione. Ciò non è (nuovamente) bastato a un gruppo insicuro, che va in difficoltà con estrema facilità, permettendo di conseguenza agli avversari di turno di fare il bello e il cattivo tempo a loro piacimento.

E allora che si fa? Come amano dire gli attori protagonisti e non, il solo lavoro costante darà i suoi frutti. Vero. Però, se facciamo una valutazione completa di queste prime dodici giornate (esattamente un terzo della stagione), notiamo che i ticinesi hanno conquistato solamente due vittorie (un po’ pochine…) e che sul terreno di casa hanno «regalato» solamente delusioni ai propri sostenitori. Non è dunque strano se qualche fischio, durante e a fine gara, si sia udito. È assolutamente comprensibile. D’altronde, la gente paga (e anche profumatamente) per dare il proprio apporto ai giocatori con la speranza (finora vana) di venir ripagati con almeno una gioia.

Invece, la striscia negativa di insuccessi tra le mura che stanno diventando nemiche dei sottocenerini prosegue e, al momento attuale, riuscire a vedere un bicchiere mezzo pieno (ci scuserà il sempre positivo mister Fabio Celestini) ci sembra un’impresa titanica. Gli aspetti negativi sovrastano quelli positivi, anche se all’esterno non si vuole «dar da vedere». Il contesto in cui viene svolto il lavoro quotidiano potrebbe avere degli sviluppi molto presto. Mai come in questi casi, la notte avrà portato qualche buon consiglio. Di ciò ne siamo (quasi) sicuri. Perché il Thun è sì rimasto fermo a quota 6 punti, a -4 dai bianconeri, ma la sua crisi ha altre ragioni. E comunque, non deve tuttavia riguardare in alcun caso Mijat Marić e compagni, dal canto confrontati con un periodo buio e, per usare un vocabolo forte, «fratricida».

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