Lugano, l’analisi post-Thun: compattezza e voglia incondizionata di vincere, una ricetta tanto semplice quanto efficace

scritto da Claudio Paronitti

Le due settimane di sosta dedicate alle varie selezioni nazionali è risultata gioviale al Lugano, andato a imporsi con pieno merito sul sintetico della Stockhorn Arena di Thun

Il tris calato nell’Oberland bernese ha reso giustizia alla compattezza dimostrata dai protetti di mister Maurizio Jacobacci e alla loro incondizionata voglia di tornare a gioire dopo la battuta d’arresto casalinga patìta contro il Basilea un paio di settimane or sono. La prestazione fornita dal gruppo è stata complessivamente positiva: a un inizio meraviglioso e fantasmagorico è seguito un avvio di ripresa un po’ meno elettrizzante e con qualche brivido in più corso lungo le schiene dei sottocenerini. Tutto sommato, però, a parte il palo di Simone Rapp (che ha replicato al montante colpito da Hiran Ahmed nella prima parte) e una ghiotta chance capitata sui piedi di Ridge Munsy, i ticinesi non hanno patìto chissà quali pene dell’inferno.

Come conseguenza di una seconda frazione disputata pensando più al contropiede che alla manovra nuda e cruda, i bianconeri hanno colpito su una palla ferma. Corner di Sandi Lovrić battuto verso i cinque metri, uscita a farfalle di Guillaume Faivre e prontezza di Fabio Daprelà a inzuccare il terzo pallone in fondo alla porta, quello cioè della sicurezza dei tre punti. La vittoria conseguita contro la lanterna rossa è stata importante, ma non fondamentale – come aveva già anticipato il condottiero luganese venerdì in conferenza stampa -. Questo perché mancano ancora 21 giornate alla conclusione della stagione. Un’eternità, non solo per Noam Baumann e compagni, i quali possono ora guardare agli ultimi impegni dell’anno solare con più fiducia nei propri mezzi e con la consapevolezza dei propri valori. Che sono tanti, ma ancora non del tutto espressi.

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