Lugano, Manzo: «Non sempre si vince giocando meglio degli altri»

scritto da Claudio Paronitti

fc-lugano-allenamento-di-venerdi-04-11-2016Venerdì dedicato, come d’abitudine, alla conferenza stampa pre-partita di Andrea Manzo. Dalla voglia di riscatto dei suoi atleti alle valutazioni sui singoli giocatori, specialmente per gli attaccanti, sono vari i temi affrontati dal tecnico bianconero, più deciso che mai a far ricredere tutti sul valore della sua creatura

Anche quest’oggi, come già capitato ieri, la rosa bianconera ha effettuato una seduta prettamente tattica. Sul terreno principale, i ragazzi hanno seguito alla lettera le numerose indicazioni rivolte loro dal mister e dal suo vice, Mirko Conte per cercare di controbattere a dovere le offensive degli avversari di domenica. Finita la sessione, tutti in sala, pronti ad ascoltare i pensieri dell’allenatore veneziano.

IL LAVORO DURANTE LA SETTIMANA – «A volte, per andare avanti bisogna tornare indietro. A questo riguardo mi riferisco alle ultime nostre due uscite, contro Aarau e Sion, che non sono state del tutto negative, perché da certe esperienze si impara. Abbiamo lavorato sotto il profilo tecnico-tattico come abbiamo sempre fatto. La risposta dev’essere positiva a tutti gli effetti, sia sotto l’aspetto della prestazione, ma soprattutto sotto quello della mentalità, fin dall’inizio della gara. Da lunedì ho predicato questo».

I PROSSIMI CINQUE AVVERSARI – «Tutte le partite vanno affrontate in un certo modo, non ce ne sono di migliori o di peggiori. Poi, logicamente, c’è anche l’avversario che può disporsi in maniera tale da metterti in difficoltà. D’altro canto, noi dobbiamo usare le nostre armi per far sì che, so che sono ripetitivo, si riesca a mettere in difficoltà chi ci troviamo di fronte, giocando, però, con una determinata voglia».

IL SAN GALLO – «Chiaramente non sta nelle condizioni migliori possibili, però non è una formazione di sprovveduti e non si “farà mangiare” da noi. Dovremo affrontarli con le giuste motivazioni e la giusta cattiveria agonistica. Quando sei in difficoltà la palla pesa molto di più, mentre quando tutto ti va bene puoi concederti anche qualche rischio. Questo non vuol dire che, da parte nostra, debba esserci troppa tensione per fare risultato. Ma, nello stesso tempo, non occorrerà incontrare un rilassamento. Dovremo essere equilibrati, come abbiamo dimostrato in certe partite passate. Dobbiamo capire i momenti della partita, giocando con serenità e determinazione. Loro sono bravi sulle palle inattive e quando vengono pressati hanno giocatori adatti ad andare in profondità. Dobbiamo essere bravi a rimanere molto attenti. Se guardiamo tutte le partite, ci sono dei momenti in cui si è aggressivi e alcuni in cui devi tenere la squadra compatta. L’importante è che ci siano l’attenzione, le motivazioni e lo spirito di gruppo. Questa è la base. Aggressivi o non aggressivi conta poco: l’altra sera abbiamo visto il Manchester City di Guardiola che, con il 38% di possesso palla, ha vinto 3-1 contro il Barcellona. Gli inglesi sono stati aggressivi nel momento in cui avevano l’opportunità. Io credo che nel calcio ci sono delle idee che vanno messe in atto nel momento giusto, tutti insieme. Poi, può venir fuori la partita che ti eri prefissato oppure, magari, ti ritrovi costretto a cambiare qualcosa nell’arco dei 90 minuti. Un allenatore, ma qui parlo personalmente, non va mai in campo pensando di non dovere fare la partita. La spunterà chi è più bravo a interpretare la sfida nella maniera corretta. Non è detto che si vinca giocando meglio degli altri».

LA VITTORIA COME UNICO RISULTATO UTILE? – «Noi dobbiamo giocare per fare la prestazione, che ti permette di fare, forse, anche risultato. Io non parto mai per non vincere. Anche con un pareggio, però, terremmo a distanza di sicurezza i biancoverdi. Anche loro dovranno poi vincere. Detto ciò, io gioco per vincere, sempre».

IL CONFRONTO CON L’ATTACCO DELLA SCORSA STAGIONE – «[Antonini] Culina e [Anastasios] Donis sono usciti dopo un periodo di esperienza e di adattamento sul campo. All’inizio entrambi non erano chissà chi. Sono stati bravi loro e l’allenatore [Zdenek Zeman, ndr]. Ci sono dei giocatori che maturano prima e altri dopo. Se andiamo a vedere la storia di [Rodrigo] Aguirre, [Andrés] Ponce e [Lorenzo] Rosseti notiamo che non sempre hanno giocato in maniera costante. Probabilmente, c’è qualche pecca che stanno cercando di limare, mettendoci la voglia per continuare a divertirsi e, di conseguenza, togliersi delle soddisfazioni personali. Io mi aspetto sempre tanto, da tutti. Come da tutte le cose, quando meno te lo aspetti, nasce qualcosa. Io quando ho lavorato con i giovani ho ricevuto risposte nel momento in cui non erano previste. Paradossalmente, quando si “toccava il fondo”, la squadra dava delle risposte che ti permettevano di aumentare il carico di lavoro e di migliorare. La nostra è una squadra giovane, quindi non dobbiamo aspettarci di essere sempre costanti. In alcune circostanze saremo devastanti, in altre faremo più fatica. È una cosa che però ho messo in preventivo, la sapevo già».

I SINGOLI – «Ora come ora, Assan [Ceesay, ndr] è migliorato molto e sta migliorando. Da parte mia, c’è la consapevolezza e la voglia di insegnare. Ma non solo a lui. Lo stesso discorso vale per Rosseti, Aguirre, Alioski, [Goran] Jozinovic. E anche [Fulvio] Sulmoni. La cosa bella di lui è che, pur avendo alle spalle un’esperienza importante a livello di Super League, è sempre pronto a mettersi in discussione e a imparare. È la dimostrazione che non si è mai saturi per alzare il proprio livello tecnico-tattico. È positivo e a me agevola il lavoro».

EZGJAN ALIOSKI – «Ci sono giocatori, con tutto il rispetto per Gianni, che giocano sempre e alla fine dell’anno finiscono per disputare 60-70 partite. Un ragazzo di 25 anni è nel pieno della sua maturità fisica, e sta ancora crescendo perché quella completa si raggiunge verso i 28-29. Se non si diverte a giocare, probabilmente dovrebbe scegliere un altro mestiere. Il fatto di spremerlo non esiste, e il problema di conseguenza non si pone nemmeno. Al di fuori del rettangolo di gioco, io personalmente ho un buon rapporto con Gianni. Cerco di consigliarlo su certi aspetti. Anche se dovesse capitargli un’opportunità – che sia oggi, domani o la prossima stagione – lui deve continuare a divertirsi e continuare con lo spirito con cui ha iniziato quest’anno. Se la chance ci sarà, si consulterà con i suoi procuratori per poi fare alla fine la scelta migliore. In questo momento non ha mai parlato di cambiare aria. Abbiamo solamente parlato in ottica futura, come ad esempio sui comportamenti giusti che deve adottare se dovesse andare a giocare in un contesto diverso da Lugano, pur essendo noi una squadra molto competitiva. Qua, però, c’è un gruppo diverso rispetto a formazioni all’interno delle quali esistono meccanismi diversi. Se sei obbligato a vincere, allora i metodi di valutazione cambiano senza che tu te ne accorga».

ANTONINI CULINA – «Arriva oggi, e da domani lavorerà con noi. Per me è un acquisto importante. L’anno scorso ha dimostrato tutto il suo valore, diventa un plus per noi. Può essere utilizzato in vari ruoli, ha forza fisica, controllo della palla e si inserisce facilmente. Devo vederlo all’opera, ma ho già un’idea su come e dove schierarlo».

OFIR MIZRACHI – «Il discorso di crescita vale anche per lui. Il ragazzo ha ampi margini di miglioramento, soprattutto sotto l’aspetto caratteriale. È abituato a un calcio diverso rispetto al nostro. Deve soltanto capirlo, perché ha dei tempi di gioco che pochi hanno. Riesce a ricevere palla nel modo giusto e con le sue qualità dovrà riuscire a diventare un giocatore importante per questa squadra».

LE DIFFICOLTÀ FINANZIARIE DEL THUN – «Personalmente, non ci penso. Io devo pensare a fare bene qua e non pensare a un domani e sperare in una disgrazia altrui: non è nel mio stile. Se hanno dei problemi, spero che li risolvano presto, perché hanno una storia dietro ed è importante che rimanga viva. Se dovesse capitare qualcosa, che sia il campo a essere il giudice unico e non altro».

IL MERCATO INVERNALE – «Esistono due versioni nel momento in cui si fanno determinare richieste: una consiste nel fatto di doversi veramente rinforzare, l’altra è che pensi di essere già a buon punto in campionato e vuoi farti prestare qualcuno per valorizzarlo. Al momento sono valutazioni premature. Si faranno al termine del girone d’andata».

IL POSTO FISSO – «Per un allenatore non esiste. Io devo sempre pensare a lavorare. Voglio fare bene, perché questi ragazzi mi danno una grande soddisfazione nel lavoro che faccio. Mi sto divertendo, e loro come me. Oggi non voglio neanche entrare nel merito, con il Presidente ne parleremo a tempo debito. La prossima partita è già dietro l’angolo. Ne parleremo a giugno. In questo momento, voglio solamente lavorare. I giocatori e la società mi aiutano. Andiamo avanti cercando di fare il bene per il Lugano. Le questioni personali le valuteremo più tardi».

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