Lugano, Renzetti: «Sadiku? Lo riporterei in braccio»

scritto da Claudio Paronitti

Seduto a fianco di Paolo Tramezzani, oltre al direttore generale bianconero Michele Campana, c’è il numero uno del club, Angelo Renzetti, che non ha voluto far mancare la sua vicinanza al nuovo mister, da lui scelto, corteggiato e, infine, messo sotto contratto per due anni e mezzo

Il Patron è intervenuto parlando della situazione economica della società, ma anche spendendo parole sulla trattativa per riportare Armando Sadiku a Cornaredo. La chiusura l’ha dedicata ad Andrea Manzo, predecessore dell’attuale tecnico.

LA SITUAZIONE – «Abbiamo sempre a che fare con le finanze. Dobbiamo renderci conto di poter fare delle cose con le risorse a nostra disposizione, perché non voglio fare la fine del Bellinzona, né del vecchio Lugano e nemmeno del Chiasso attuale che sta facendo fatica e nientemeno del Locarno che sta boccheggiando. Sono un professionista, sono sul mercato da tanti anni e non voglio rovinare tutto per il calcio. Faccio le cose a ragion veduta. Questa è una società che vive di scommesse. Fino ad ora abbiamo sbagliato tanto, ma è evidente che chi fa sbaglia. Da quando sono io Presidente ho speso 300’000 franchi e incassato molto di più, abbiamo conquistato una promozione e siamo restati in Super League, con la conquista della finale di Coppa Svizzera. Sfido chiunque nelle nostre condizioni a fare altrettanto. Noi siamo destinati, fino a quando la società non si rafforzerà e fino a quando un benestante prenderà in mano la situazione, ad andare avanti così. Questa è la parte del calcio che mi piace. Io credo di aver fatto tantissimo. So poi che non è facile avere a che fare con altre persone, in quanto si hanno caratteri differenti e vedute diverse».

ARMANDO SADIKU – «Il ragazzo ha la volontà di venire a Lugano, è disposto a seguire un allenatore che conosce molto bene. Ma noi abbiamo dei giocatori che rientrano [Karim Rossi e Djordje Susnjar] e ragazzi in uscita. Non faccio il passo più lungo della gamba. Prima mi assicuro di avere delle certezze. Oggi come oggi, avrei la possibilità di chiudere con lo Zurigo. Visto il rapporto che abbiamo con il nostro allenatore andrei a Zurigo e lo porterei a Lugano in braccio. Qua c’è un mister che lo conosce bene e un giocatore che vuole venire a tutti i costi. Sarebbe facile chiuderla qui».

PAOLO TRAMEZZANI – «È stata una scelta ponderata. Già quest’estate avevo già interpellato Paolo. Evidentemente, a quei tempi, non c’erano i margini. Lui ha accettato la sfida. Questa società deve vivere di sfide. Abbiamo avuto Zdenek Zeman che ci ha portato 1’000 persone di media in più allo stadio, per certi versi ci ha fatto anche divertire, poi però chiedere al boemo di interpretare una scommessa non è evidente: domandare a un uomo di 70 anni, che non cambia di una virgola il suo modo di essere, di cambiare le sue idee era una cosa impossibile. Abbiamo ripreso un po’ le nostre scommesse. La scommessa, lo dico con tutto il rispetto nei suoi confronti, è quella di puntare su Paolo. Lui ha girato tutta l’Europa e sin da bambino mi è stato insegnato che più si gira più ci si costituisce una certa corazza. Lui ha l’“X-Factor”, perché ha voglia di fare e di mettersi in gioco. Sono convinto che faremo bene. Credo nella squadra, lui mi ha dimostrato di volere lo stesso. Solo il fatto di mettersi in gioco, strappare un contratto importante [due anni e mezzo, ndr] e volendo vivere la città, venendo ad abitare a Lugano, significa che tutto sta andando nella direzione giusta».

ANDREA MANZO – «Approfitto dell’occasione per ringraziarlo. È stato anche sfortunato al di là di tutto. Sono stato io a prenderlo dal Porza e a metterlo allenatore dell’Under 21 del Lugano prima e della Prima Squadra poi. Io non voglio male a Manzo, sarebbe come fare del male a me stesso. Con la situazione che si era creata e che mi dava angoscia non volevo andare avanti con la paura che mi scoppiasse la ruota della macchina. Non mi sono fatto male da solo. Le sfide si fanno, si vincono e si perdono. Ci sono degli aspetti positivi e negativi. Al momento attuale delle cose, mi sento di dire che la parte buona è in quantità maggiore rispetto a quella negativa».

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