Ma perchè giochiamo a calcio?

scritto da Walter Savigliano

A volte ci chiedono perché lo facciamo, perché ci teniamo così tanto a passare molteplici Lunedì con le ossa rotte e il broncio giornaliero in caso di sconfitta.

Ci chiedono cosa ci spinge a fare allenamento con la pioggia, con il ghiaccio e con la neve.
Per non parlare delle volte in cui ci fanno l’elenco delle cose che potremmo fare se non fossimo malati di pallone.
Ma non sanno niente, sono inconsapevoli.
Non sanno di cosa si provi a vivere metà dei giorni di un anno con i propri compagni.
Non sanno cosa voglia dire abbracciarsi dopo un goal.
Non sanno quanto sia bella la pacca di un compagno, la forza che ti da magari in un momento non facile.
Non sanno cosa voglia dire allenarsi per arrivare a raggiungere un traguardo.
Non sanno dell’unione, degli scherzi nello spogliatoio, delle trasferte e delle macchinate ignoranti.
Non sanno della playlist pre-partita che contiene per forza “Tu corri” dei Gemelli Diversi.
Non sanno della rabbia che ti prende quando sbagli il goal decisivo.
Non sanno di tutti quei pomeriggi passati a rincorrere i sogni.
Non sanno dell’emozione di essere convocato per la prima volta in prima squadra.
Non sanno dei compagni più vecchi che fanno da chioccia e che hanno più “fame” di tanti giovani.
Non sanno delle cene del Giovedì e dei pranzi della Domenica.
Non sanno della bellezza di fare goal al 90′ e fare un’ammucchiata davanti alla tribuna.
Non sanno la bellezza di una vittoria sofferta.
Non conoscono l’odore della sconfitta.
Non percepiscono la rabbia di una vittoria dopo un periodo nero.
Non sanno, semplicemente perché non lo hanno mai vissuto.

W il calcio!