MY LIFE: questa mia vita (16)

scritto da Davide Perego

E’ incredibile ciò che sta succedendo in Italia.

Quando si parla di calcio – inteso dopo la clamorosa esclusione dal prossimo mondiale – si tende sempre a fare confronti con chi ci si augura possa andare peggio. Si leggano ad esempio le recenti prese di posizione nei confronti del calcio olandese. Firme importanti della stampa tricolore si sono confuse con il coro di massa, esaltando presunte grandi prestazioni indigene, confondendole tra ciò che ha poco di che spartire con il paese.

E’ stato il caso di Napoli – Juventus, partita archiviata come il primo passo della resurrezione del calcio italiano: gara, come ovvio, interpretata da artisti internazionali. Il male ha comunque radici lontane: molto. Una di queste risale al marzo del 1980. Non tanto perché si cadesse dal pero nel leggere una parola quale “totonero”, ma più in particolare per la presa di posizione di direttori e settimanali di massa che chiedevano l’amnistia per salvare un calcio finito dietro le sbarre.

La paura di perdere il vantaggio di appartenere ad una casta privilegiata aveva prevalso nei confronti della legge, al punto che qualcuno chiese addirittura pari trattamento per coloro che furono indagati ed arrestati, così come usuale farlo con ladri e politici corrotti.

Una commistione che in quegli anni metteva radici anche nello sport cercando di sfruttare l’incapacità “politica” di legalizzare ciò che la gente pretendeva.

Politica e soldi; affari e scommesse. Investimenti e guadagno per tutte le categorie coinvolte a scapito della legalità.

Oggi si discute del nulla. Non serve e non servirà mascherare i problemi accusando i paesi confinanti (specie quelli come la Svizzera) di non meritare una collocazione mondiale. Il giorno in cui comincerà a delinearsi una seria ristrutturazione del settore, non solo con furbi slogan e finte pubblicità, potremo riparlarne.

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