Nazionale: Il coraggio di mettere in panchina Xhaka e Seferovic!

scritto da Flavio Ferraria

 

La botta è stata durissima, di quelle che lasciano i lividi scuri sulla pelle e dolori diffusi. E’ un problema serio che si può risolvere solo in un modo : rovesciando la clessidra e tornando a vincere. La Svizzera deve ripartire. Non sarà facile ritrovare di colpo convinzione e personalità, umiltà e concentrazione.

Virtù che a Lisbona sono venute a mancare improvvisamente, sciaguratamente. Non era cominciata, male la partita. Ma in quel primo tempo si era visto che i giocatori più attesi, più importanti non erano in giornata. Si proprio loro: Xhaka, Shaq, Seferovic e Dzemaili.

In avvio di ripresa, la Nati non riusciva più a ripartire, i padroni di casa hanno alzato la pressione ed è calata la notte. La Svizzera era leggera e inconsapevole; inconcludente e masochista. Dunque non solo i giocatori sono andati in tilt, ma anche il CT.

Nel secondo tempo è scesa in campo con lo stesso undici, doveva cambiare che senso ha avuto in svantaggio di un gol proseguire con gli stessi? Ci sono giocatori che non stanno sulle gambe e altri arroganti. Qui il gioco e gli schemi non c’entrano. E nemmeno la fortuna o la sfortuna, o il caso. Perché continuare a far giocare Seferovic e Xhaka? Non è cattiveria, ma il prodotto dei fatti, della necessità, della pura evidenza aritmetica: zero tiri per l’attaccante, zero contributi dal centrocampista.

Non è stata solo la partita di Lisbona, perché una partita giocata male può capitare, qui si parla di un lungo periodo di prestazioni deludenti e occasioni fallite. Neanche contro Andorra o le Isole Far Oere il giocatore dell’Arsenal ha creato la differenza: abulico.

Chi decide la formazione e lo stato di forma dei giocatori? L’allenatore. E’ dunque il primo responsabile di questa sconfitta. Adesso il nostro Commissario Tecnico, ha trenta giorni di tempo per riflettere e portare una squadra degna della Nazionale a vincere gli spareggi e conquistare la Russia.

Play off, non certo agevoli. Una tra Svezia, Irlanda, Nord Irlanda e Grecia. Così a pelle  le trasferte di Belfast, poi quella di Dublino, sulla carta, le meno impegnative a patto però che i rossocrociati e il loro allenatore tornino a fare “squadra”.

Ma sul serio.