Nell’Europa che conta senza tradire le radici

scritto da Davide Perego

di Omar Gragantini

Pronta al formale passo di commiato, ma in fase di disimpegno ormai da diversi mesi, Gigi Oeri avrà sicuramente apprezzato. Il regalo d’addio non avrebbe potuto essere migliore. E se l’è meritato, eccome se l’ha meritato! Al Basilea la signora delle bambole, l’altro suo “sfizio” dichiarato, ha dato tantissimo in questo decennio: milioni in particolare. Perché è inutile fare gli ingenui, se anche suona poco poetico, alla fine senza quelli i sogni sono fittizi. I primi titoli, la “prima” indimenticabile Champions del 2002, sono figli soprattutto di budget d’extralusso. Ma dietro lo sfarzo c’è anche dell’altro: Gigi Oeri in eredità ha in effetti pure lasciato un’accademia per ulteriormente valorizzare il lavoro di formazione che già ha dato e sta dando tantissimo. E che nelle intenzioni dovrà appunto dare ancora di più. Per arrivare, nella sublimazione del progetto, fino all’autofinanziamento. In altri termini: costruire in casa i campioni, valorizzarli e poi venderli.

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