Osteria da Gjanni e Armando: tra passato e futuro

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Striscione ad opera del Midollo BiancoNero.

Lugano e il Lugano hanno avuto la fortuna di poter assistere per alcuni mesi alle creazioni culinarie di Alioski e Sadiku, la miglior coppia offensiva e di cuochi vista all’opera in questa Super League.

In Curva Nord era apparso uno striscione che recitava “Osteria da Gjanni e Armando”. Questa osteria, per ragione di mercato/finanziarie e tecniche/sportive, cambierà gerenza ed una parte del personale.

Antoine Rey, il cui contratto scade(va) oggi, è ormai svincolato e in cerca di una nuova sistemazione. Il capitano di mille battaglie è approdato in Ticino nel lontano 2010 (!) ed è riuscito a far breccia nel cuore dei tifosi Luganesi, nessuno dei quali (se interrogato) spenderà una sola parola negativa nei confronti del giocatore romando: qualora qualcuno lo facesse, può essere tranquillamente additato come “disonesto”. Le 221 presenze totalizzate con la casacca bianconera parlano per lui. Lui, invece, non aveva bisogno di parole: con la sua professionalità, voglia ed umiltà si erigeva naturalmente ad esempio. Fondamentale uomo spogliatoio (negli ultimi tempi “Rocky” si prestava anche a divertenti siparietti con Sadiku), sapeva quando somministrare carota e bastone agli altri.
Osservarlo mentre, reduce da un infortunio, lavorava a parte sotto i 30°C di Cornaredo, correndo incessantemente e senza proferire mezza imprecazione, era un’esperienza mistica.
Nell’osteria di cui sopra, Rey era gerente, capo-sala e, perché no?, buttafuori. C’è da dire che la fascia è finita su un altro illustre braccio: quello di Jonathan Sabbatini.

Prima di focalizzarmi sugli chef, qualche parola su Orlando Urbano si impone. Premessa: non l’ho mai conosciuto personalmente, visto che sono poco incline a interagire con terze persone. Mi basta riportare quanto ho avuto modo di osservare: l’italiano, oltre ad aver dimostrato in passato di essere un difensore di sicuro affidamento, è una persona solare ed era (è) più che amato dal pubblico luganese. Prima degli allenamenti c’era sempre qualcuno che richiamava la sua attenzione per un saluto, che lui ricambiava, e anche quando ormai era relegato in tribuna veniva spesso fermato per scambiare due parole. Come Antoine Rey, anche lui era un “senatore”: nell’osteria di cui sopra anche lui era un ottimo capo-sala.

 

 

 

 

 

Abbandonati gli uffici e la sala, è ora di entrare in cucina: nel luogo magico dove venivano realizzati gli “art attack”
“Gjanni” 
Alioski è giunto sulle rive del Ceresio nel gennaio del 2016, senza far rumore e quasi tra l’indifferenza generale: cresciuto a Flamatt e prelevato dallo Sciaffusa, arrivava alla corte di Zeman in qualità di apprendista. Con umiltà ed impegno (che lo hanno contraddistinto anche quando ormai era diventato una “star”) e con l’innalzamento al ruolo di ala, le sue prestazioni hanno iniziato a fare rumore al posto suo. Tolta qualche (fisiologica) fase calante, il giovane svizzero-macedone è stato intrattabile ed ha fatto ammattire le difese di tutta la Svizzera: il suo bollettino, di 16 gol e 14 assist, è un bollettino di guerra.

 

 

Nella pausa invernale al 25enne è stato affiancato Armando Sadiku, vecchia e gradita conoscenza bianconera. In prestito dallo Zurigo e reduce da qualche noia fisica, il nativo di Elbasan (pur non brillando sempre) non ha deluso le attese, anzi: in 16 presenze ha raccolto 9 gol e 4 assist.

 

 

 

 

 

 

 

I numeri nudi e crudi sono già più che eloquenti. I due fantasisti, poi, hanno deciso di proporre un’esultanza congiunta: riprendendo il fenomeno virale di “SaltBae”, i due mimavano il gesto di salare una pietanza che, agli occhi dei tifosi luganesi, era sempre insipida: il loro palato continuava a chiedere sale e la voglia non sarebbe mai stata soddisfatta.
Ragionandoci, alla luce di quanto fatto, anche il conto che hanno presentato a più di un avversario è stato salato.
Alioski sembra essersi ambientato e trovato bene a Lugano, Sadiku ha ribadito espressamente e più volte di amare la Città: i due, infatti, hanno animato un’osteria di quelle “vecchio stile”, di quelle dove si mangiano prodotti locali di qualità e in gran quantità, senza dover spendere troppo e, anche se fosse, dove si paga con il sorriso e si lasciano laute mance.

 

Come sarà l’osteria di Domani?
Prima di tutto, ai 4 elementi summenzionati (ma anche agli altri partenti) vanno i migliori auguri personali e professionali.
La Dirigenza si è già mossa e si sta muovendo apparentemente molto bene: tra gli altri acquisti spunta quello di Younes Bnou Marzouk, candidato perfetto a diventare un nuovo cuoco e a coniugare nei piatti dell’osteria le culture culinarie delle sue due nazionalità: la raffinatezza della cucina francese e il sapore di quella marocchina. La speranza è quella di poter assaporare a più riprese le spezie, a spese degli avversari.

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