Profili: Paolo Malnati (4)

scritto da Davide Perego
di Davide Perego
Ci sono situazioni, nella vita di uno “sportivo”, che possono modificarne il corso in tempi molto rapidi. Togliendo dal mazzo le tragedie, si mettono sul tavolo casualità, banalità, (mezzi) infortuni, scelte inopportune. Non sarà così, ma quando penso a Paolino Malnati, ho come la sensazione del campione a cui manchi sempre qualcosa per essere felice. Lo vedo lavorare con i suoi ragazzi e penso – porca miseria – che vorrei avere una trentina di primavere in meno per poter essere lì in quel gruppo a sentirmi dire “che cazzo stai facendo” prendendolo come un complimento. Penso che se il calcio va dove va è perché quelli come Paolo non hanno avuto la fortuna che avrebbero meritato. Dicono che da calciatore sia stato uno dei talenti migliori sfornati da un settore giovanile italiano professionistico dei bei tempi andati. Avrei voluto avere la sua figurina quando segnava valangate di reti ai tornei in oratorio alla fine degli anni settanta. Io, in una squadra delle sue, non mi sarei seduto nemmeno in panchina. Un grave infortunio gli spezzò il fiato troppo presto: giurano tutti che avrebbe potuto giocare in qualsiasi categoria. Oggi, a distanza di quasi tre anni dall’ultima panchina, Paolo Malnati è solo il ricordo di un periodo – quello trascorso a Mendrisio – servito a chiarire le difficoltà di sopravvivenza quando il gioco si fa duro e sleale. Oggi, Paolo Malnati è un nome dimenticato. Uno dei tanti, passati velocemente, lasciando ricordi che inciampano nella frenesia del vai e vieni di un rapporto.
Il volo
13 Ottobre 2010. La “notizia”, si fa per dire, trattandosi di
prassi che oramai travolge a qualsiasi latitudine più o meno tutte le società
che non navigano in acque limpide a livello di risultati, è che il FC
Mendrisio-Stabio ha un nuovo allenatore. Giorgio Dossena, tecnico italiano della formazione ticinese
che milita nel Gruppo 3 di Prima Lega, viene esonerato ed il suo posto lo occupa il connazionale Paolo Malnati, già assistente di Roberto Gatti sulla panchina del club nel corso della stagione precedente. Una decisione probabilmente sofferta, ma altrettanto
inevitabile in considerazione dei risultati altalenanti ottenuti dai biancogialloneri
dopo un terzo di campionato. L’esperienza e la preparazione di Malnati, che in questi
anni ha maturato una quasi “maniacale” conoscenza delle compagini che
militano nel campionato di Prima Lega, avrebbe potuto portare a risultati migliori, ma al buon gioco della squadra non sono seguiti i risultati. Anche per concomitanza di episodi indipendenti dalle capacità della squadra. Il debutto del tecnico varesino –mercoledì 20 ottobreal Comunale al cospetto del modesto Buochs – è segnato da una sofferta ma meritata vittoria.


La separazione dal FCMS
Duecentosei giorni dopo aver preso il posto di Giorgio
Dossena sulla panchina del FC Mendrisio-Stabio, Malnati fu licenziato.
Fatale e francamente non avrebbe potuto essere altrimenti, la sconfitta
interna, la decima assoluta della sua gestione, contro il FC Gossau. Paolo lasciò la squadra al 13esimo posto con 5 punti di
vantaggio sulla linea a 3 giornate dal termine. Paolo lasciò con una media di punti conquistati con qualcosa
più del suo predecessore dopo la virgola, segno tangibile che l’organico era stato sopravvalutato oppure che i due tecnici italiani non siano stati
all’altezza per guidare la squadra nella zona di classifica sperata. L’esonero di Paolo offrì anche lo spunto per ricordare a chi
se lo fosse scordato, le difficoltà nelle quali il tecnico si dovette muovere a causa di episodi inqualificabili che finirono per sconvolgere il buon lavoro della
squadra: su tutti squalifiche e direzioni arbitrali di figure poi sparite dalla
circolazione. A volte gli alibi ci stanno eccome soprattutto quando ti
ritrovi a giocare così tanto tempo senza alcuni ragazzi chiave e consapevole
che la malasorte ti ha puntato l’indice. Stesse modalità, cause probabilmente molto simili tra loro, ma alibi assolutamente differenti quelli di cui potrà (storicamente) giovarsi Paolo rispetto
ad esempio ad uno Schallibaum o ad un Petkovic (rimossi lo stesso giorno dalle panchine
di Lugano e Young Boys) per altro in situazioni già molto diverse l’una
dall’altra. Oltre che agonizzante, l’attuale mondo del calcio sembra
essere più che mai diviso tra correnti conservatrici e istanze moderniste ma
alla fine, pur essendo uno di quelli che il moderno lo prenderebbe a calci in
culo, non mi sono mai sentito di condannare la scelta della società. Scelta disastrosa quella della nuova classe dirigenziale del club: la distruzione del progetto di settore giovanile, voluto proprio da Malnati, che alla vigilia della stagione successiva fu messo in disparte senza accurata riflessione.
L’oggi e il domani 
Paolo è e resterà sempre uno di noi. Uno di quelli che non può vivere senza calcio, che può permettersi di dispensare ciò che vuole perché ha avuto la costanza di mettere la sua passione al servizio di una professionalità – mai banale – che non può essere discussa. Paolo denuncia i mali del sistema – non solo di quello calcistico – dall’alto di una cultura che lo distingue dalla massa. E’ sempre lì al suo posto quando lo cerchi. Quando vuoi un consiglio. Quando non puoi fare a meno di  voler sentire dalla sua voce come e dove andrà questo mondo. Lo fa senza un tornaconto. Lo fa perché crede in quello che dice. E, forse, crede troppo anche nelle persone. Crede in quello che fa. In quello a cui tutti dovremmo guardare per essere migliori. Lui come pochi. Con quella rotta sulla linea della vita della sua mano che chissà dove lo porterà.

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