RSL, Alain Bieri pesantemente minacciato: la parola al capo degli arbitri Daniel Wermelinger

scritto da Claudio Paronitti

Nel tardo pomeriggio di martedì, il capo degli arbitri svizzeri Daniel Wermelinger è stato informato da Alain Bieri su una serie di minacce ricevute dallo stesso esperto direttore di gara

Al sito ufficiale dell’Associazione Svizzera di Football, Wermelinger ha rilasciato un’intervista a riguardo, che riportiamo fedelmente di seguito.

“È una cosa molto preoccupante. Alain Bieri ha ricevuto una mail in cui il mittente dichiara di fare il possibile affinché Bieri non possa più dirigere una partita in questa stagione. Il tutto accompagnato da innumerevoli, bruttissime offese”, afferma il boss dei fischietti rossocrociati.

Come procederete lei e Bieri?

“Siamo in contatto con la polizia, faremo una denuncia e speriamo che la persona responsabile possa pagare. Secondo le prime valutazioni della polizia sarà possibile individuare la persona”.

Ha in mente una punizione esemplare?

“L’Associazione e io vogliamo soprattutto sostenere i nostri impiegati e proteggerli. Per noi non si tratta della punizione di questa persona. Si tratta di far capire a tutti che sono stati oltrepassati dei limiti che dovrebbero sempre essere rispettati”.

Ha una spiegazione per questa situazione?

“Ci chiediamo ovviamente se e in che modo una telecronaca come quella svolta domenica sera dall’emittente televisiva RTS possa istigare delle persone a questo tipo di minacce. Il direttore sportivo parla apertamente con il giornalista di come Alain Bieri abbia preso alcune decisioni strane, il tutto mostrando delle immagini della partita con l’intenzione di rafforzare la loro tesi. La nostra commissione è arrivata alla conclusione che Alain Bieri ha valutato la maggior parte delle situazioni in maniera corretta”.

Così o così, anche se fossero capitati degli gravi errori ad Alain Bieri: un tale disprezzo delle linee guida pubblicistiche non sarebbe legittimata!

“Assolutamente. Non può succedere che istituzioni di diritto pubblico o private diffamino delle persone e scandalizzino il loro lavoro. Era prevedibile, che anche gli altri media avessero tematizzato questo tema presentandolo prevalentemente in maniera polemica. Ciò ci ha dato la possibilità di prendere posizione”.

Come anche nel caso della critica del giocatore dello Xamax Nuzzolo, secondo il quale la sua squadra avrebbe ricevuto meno rigori rispetto alle altre squadre.

“Quando sono stato confrontato con questo tema ho pensato spontaneamente: probabilmente lo Xamax avrà avuto meno azioni offensive nell’area avversaria che le altre squadre. Comunque sia, una critica del genere, oppure addirittura un’accusa di parzialità, non può essere giustificata da nessuno. I beni più importanti per gli arbitri sono l’onestà, la non influenzabilità e l’imparzialità. I nostri direttori di gara cercano, in base ai regolamenti e delle direttive, di giudicare tutte le azioni fuori e dentro all’area di rigore in modo equo e corretto. Purtroppo la nostra quota non è del 100%, ma è molto buona. Ciò che dice Raphaël Nuzzolo crea polemiche inutili. Non mi permetterei mai di affermare che certi giocatori si lascino cadere più facilmente di altri all’interno dell’area di rigore. Ciò che posso affermare a buon diritto è che quando vengono assegnati dei rigori erroneamente non sono né i giocatori né gli allenatori ad arrabbiarsi di più, ma gli arbitri! E noi facciamo di tutto per evitare tali arrabbiature!”.

Lei personalmente come giudica le prestazioni degli arbitri durante le settimane scorse?

“Sono un osservatore severo e scruto severamente i nostri arbitri di punta. Se qualcuno chiede per esempio come giudichiamo il caso del portiere del Basilea Omlin contro Bigler del Thun, riceverà una risposta sincera. Per l’arbitro Fähndrich poteva esserci solo un verdetto: cartellino giallo per Omlin e rigore per il Thun. Però anche gli arbitri commettono errori. L’hanno fatto nel passato e lo faranno nel futuro, proprio come lo fanno calciatori, allenatori, giornalisti, e tutte le altre persone. Ma questo non potrà mai essere un motivo per attaccare qualcuno pubblicamente”.

Lei arriva dunque a questa conclusione?

“A partire da domenica scorsa sì. Purtroppo è così”.

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