RSL – Le cinque cose che ci ha detto la ventesima giornata

scritto da Pier Luigi Giganti

Ecco i cinque spunti di riflessione che ci ha regalato la seconda giornata di Super League dopo la sosta invernale.

  • Pratica, essenziale. La prestazione dei campioni svizzeri a Thun si potrebbe definire anche così. La verità è che sono stati tre punti fortunosi, pigri. Occhio, allora, Fischer & C.: la legge del campo, infatti, difficilmente tradisce e la sensazione è che la prima battuta a vuoto di questo girone di ritorno sia dietro l’angolo;
  • Duemilaottocentonovantadue. Scritto proprio così: ventotto battute di infinita delusione. Va bene che facesse freddo, d’accordo che di questi tempi il Grasshopper è un insulto alla propria tradizione e non un inno allo spettacolo. Questo Lugano, però, meritava tanto, ma tanto di più;
  • L’impegno – parecchio – non si discute, ma le quattro reti concesse al Tourbillon suonano come una condanna a morte. Il Vaduz venderà cara la propria pelle perché è nel suo DNA, ma è di gran lunga la formazione più debole dell’intero campionato;
  • Farsi beffare su un terreno insidioso come quello del kybunpark ci può anche stare, ma prendere la rete decisiva in contropiede è indifendibile. Celestini dovrà ripartire dalle fondamenta, dai concetti di base, altrimenti il suo Losanna soffrirà fino alla fine.
  • La partita della Swissporarena gira in otto minuti. Un periodo in cui lo Young Boys difende, come dice il suo capitano Von Bergen, in maniera catastrofica. E il Lucerna ne approfitta per piazzare un tris mortifero che rilancia gli uomini della Svizzera centrale nella corsa al secondo posto. C’è addirittura spazio per un tris nel tris: Kryeziu celebra in un colpo solo le cento presenze con la maglia dei biancoblu, il 24esimo compleanno e il punto del 2-1.

 

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