Sascha Studer, il giocatore più giovane ad aver giocato in Super League

scritto da Riccardo Vassalli

Fino a quando un giocatore al di sotto dei 15 anni e sei mesi non debutti in Super League, il nome di Sascha Studer rimarrà scritto nei libri di storia del massimo campionato elvetico. La domenica del primo aprile 2007, l’Aarau di Komornicki si recò alla Tourbillon per sfidare il Sion di Alberto Bigon. Quando l’allenatore degli argoviesi comunicò la formazione in molti si chiesero se il nome di Studer, schierato tra i pali, fosse il tipico scherzo del giorno ricorrente. Nulla di ciò. L’occasione fu di quelle da non perdere: un 15enne in porta al posto del solito Benito. Una domenica diversa per l’allora giovanissimo portiere dell’Aarau, chiamato a togliere lo sguardo dai libri di scuola per guidare la squadra alla Tourbillon. Dal quel primo aprile 2007 mai nessun allenatore  ha mai fatto esordire un giocatore così giovane.

Non fu la sola presenza in Super League per Sascha: ne seguì una seconda tre anni più tardi. Sempre nel mese di aprile, il 4 questa volta (2010). Sotto la guida di Andermatt, l’Aarau ospitò lo Young Boys con Pektovic in panchina. Al 34′ Benito si fece espellere lasciando i suoi compagni in dieci e consegnando guantoni e chiavi della porta a Studer che non poté nulla dinanzi allo stra dominio giallonero.

Prima del secondo gettone nel massimo campionato, però, il giovane portiere catalizzò l’attenzione di diversi club. L’anno successivo fu ceduto in prestito al Concordia Basilea in Challenge League dove però il suo apporto si limitò unicamente a una presenza. Tornato al Brügglifeld per fare da spola tra la U21 e prima squadra, l’anno della consacrazione avvenne quando gli aquilotti scesero in Challenge League nella stagione 2010/11. Poi, il passaggio al Winterthur dove Stunder non raccolse la fortuna cercata. Così, valigie in mano e un biglietto per Mansfield Town, Inghilterra. Un solo anno in quarta divisione prima della triste decisione. A soli 23 anni, Studer decide di appendere guanti e scarpe al chiodo per dedicarsi alla famiglia. “Una decisione sofferta, ma dovuta.” Ha confidato ad alcuni quotidiani prima di annunciare che il suo, spera, non è un addio al mondo del calcio ma soltanto una breve pausa per ricaricare le batterie.