Young Boys, Steve von Bergen: “Sogno, emozioni e privilegio. Sono riuscito a fare della mia passione il mio lavoro”

scritto da Claudio Paronitti

Al termine della passata stagione, con la conquista del secondo titolo nazionale consecutivo con la maglia giallonera dello Young Boys, Steve von Bergen ha deciso di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo dopo una carriera da professionista durata la bellezza di 19 anni

A un mese di distanza circa dalla sua ultima apparizione ufficiale all’interno di un rettangolo di gioco, il 36enne neocastellano ha rilasciato una lunga e interessante intervista a YB-Magazin, in cui ha affrontato varie tematiche che ha incontrato nel suo percorso calcistico.

Mi vengono in mente tre parole: sogno, emozioni e privilegio. Sono riuscito a fare della mia passione il mio lavoro quotidiano – racconta inizialmente l’ex capitano giallonero -. In questi anni ho vissuto tutto con molto trasporto e ho avuto la fortuna che il mio corpo ha sempre risposto in maniera positiva. Anche oggi, a 36 anni, mi sento abbastanza in forma“.

Quando nel calcio si arriva a un’età di 35, 36 anni ci si sente un po’ vecchi, soprattutto nei giorni delle partite (ride). Nella vita normale ciò non accade affatto. Ho molti piani in testa e spero che il futuro mi riservi altre emozioni da vivere. In quale settore sarà tutto da vedere“.

Nel gruppo dello Young Boys mi sono sentito come un fratello maggiore. Non ero però il più anziano, in quanto con me c’erano Marco Wölfli e Guillaume Hoarau, i quali, grazie alle loro prestazioni e alla loro immensa esperienza, hanno saputo, e sanno, gestirsi al meglio“.

Il calcio non è cambiato chissà quanto. Questo mondo non è diverso dalla società, perché evolvono assieme. Io non sono uno che dice: ‘prima era meglio’. Non corrisponde alla realtà. I diversi momenti sono difficili da paragonare. Tuttavia, è chiaro che con la digitalizzazione molto è cambiato. Quando torniamo nello spogliatoio da un allenamento, la prima cosa che la maggior parte di noi fa è controllare lo Smartphone. È il corso del tempo…“.

Una star? Non sono mai stato una star! Non ci sono motivi per definirmi così. Per me era importante che gli affari calcistici non venissero espletati da terze persone. Le decisioni sono state prese a dipendenza delle mie percezioni. Se da parte della mia famiglia avessi avuto un segnale di disturbo, si sarebbero creati dei problemi. Per un giovane, però, tutto questo non è semplice. Si guadagnano molti soldi, ci sono molte agevolazioni, certo. Ma se non si hanno delle idee ben fisse nella mente, non si possono raggiungere gli obiettivi prefissati“.

In carriera, ho ricevuto il massimo dalle mie possibilità. Se qualcuno mi avesse detto che avrei disputato 50 incontri con la Nazionale Svizzera, giocando in Bundesliga e in Serie A, e che mi sarei laureato quattro volte campione elvetico, vincendo anche una Coppa, il mio pensiero sarebbe stato: ‘È un bel sogno, che rimarrà però tale’. Ho avuto anche la fortuna di giostrare nel Neuchâtel Xamax, che mi ha permesso, in giovane età, di giocare tanto a questi livelli“.

Lo Young Boys è stata la società con cui ho chiuso la carriera e che rimarrà la mia ultima stazione calcistica. Ho trascorso dei momenti bellissimi allo Zurigo, dove abbiamo vinto un Coppa e due titoli, confermandoci anche su suolo europeo. L’YB è però tutto un altro capitolo. L’identificazione con il club e con le persone è enorme. Così grande come il significato della conquista di un campionato. Pensiamo al 28 aprile 2018, quella sera contro il Lucerna… che partita!“.

Il calciatore più difficile da marcare? Non ho dubbi, Luca Toni. Quando giocavo con l’Hertha Berlino e lui militava nel Bayern Monaco, gli arrivavano sempre dei cross perfetti. Con la sua altezza di 1,94 metri rimaneva a centro area e segnava di testa. Contro di lui non avevo alcuna chance di riuscita“.

Quando il sipario calerà definitivamente, credo che mi mancheranno particolarmente la vita assieme alla squadra, l’atmosfera nello spogliatoio, la tensione e il piacere di rimanere uniti“.

Ciò che è certo è che anche il mondo del pallone non dimenticherà facilmente le performance fornite dal calciatore Steve von Bergen e dal comportamento, sempre umile, di un personaggio il cui vuoto in campo e fuori non sarà semplice da colmare.

Leggi anche questi...